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Viterbo - Federlazio - Presentata l'indagine congiunturale 2009
Economia, situazione poco incoraggiante
di Giuseppe Ferlicca
Viterbo - 24 settembre 2009 - ore 17,30

- Si naviga a vista. In attesa di tempi migliori.

L'indagine congiunturale Federlazio relativa ai primi sei mesi del 2009 disegna una situazione per le piccole e medie imprese, tutt'altro che incoraggiante. Salvo qualche eccezione, Viterbo è dentro la crisi e gli effetti si sentono.

Per le aziende, cala la produzione, il fatturato e l'export, con qualche timido segnale positivo per le vendite dentro i confini nazionali. Mentre sul fronte occupazione, un forte ricorso alla cassa integrazione ordinaria e straordinaria, ha consentito d'evitare licenziamenti.

Sono 350 le aziende con le quali è stata realizzata la ricerca, 46 delle quali della Tuscia. Imprese che nonostante la crisi, resistono. Viterbo è quarta nel Lazio per numero: 15.220. Il tasso di crescita (0,56%) è superiore rispetto al resto del Lazio e alla media nazionale.

Anche il tasso di natalità è il più alto della regione: 1,9%. Cui fa riscontro un tasso di mortalità, sempre il più elevato del Lazio (1,5%). A Vitebo le imprese con facilità aprono e con altrettanta facilità chiudono.

Nei primi sei mesi del 2009, la produzione è in calo. Meno aziende danno indicazioni positive (6.7%), mentre salgono quelli danno un giudizio stabile (33.3%) e aumentano quelle che hanno registrato una contrazione (dal 57.9% al 60%).

Giù ordinativi ed export. Più colpito il mercato extra europeo. Con diminuzioni che toccano l'80% per l'Europa e il 75% fuori. “In entrambe i casi – spiega il direttore Federlazio Giuseppe Crea – non abbiamo trovato nessun ottimista. Neanche a pagarlo oro. In controtendenza, invece, il dato sugli ordini dall'Italia. Gli ottimisti in questo caso salgono dal 10 al 25% e scende dal 60% al 56.3% il numero d'operatori che segnalano cali”.

Segno meno anche per il fatturato. Mentre sul fronte occupazione, da registrare un forte ricorso alla cassa integrazione. Per quella ordinaria, già sono 38 le aziende che ne hanno fatto richiesta, superando il numero raggiunto in tutto il 2008. Con un incremento del 481,2% e del 294,7% per quella straordinaria.

Un lato positivo: grazie agli ammortizzatori sociali si sono evitati licenziamenti e le aziende credono nella ripresa.

Il settore ceramico è quello che ha risentito maggiormente della crisi. Con 405 dipendenti in cassa integrazione ordinaria e 393 straordinaria. Sono sedici le aziende che hanno fatto ricorso alla cassa integrazione straordinaria. Quattordici della quali hanno chiesto all'Inps di liquidare direttamente le somme. Segno che non sono in grado di pagare direttamente i lavoratori.

Domanda insufficiente e ritardi nei pagamenti, sono le maggiori difficoltà delle piccole e medie imprese. E su questo secondo punto, la situazione è difficile.

“Stato ed enti locali – osserva il presidente Rino Orsolini – ritardano i pagamenti ai fornitori, che a loro volta non pagano le imprese, che rinviano i pagamenti. Una mancanza di liquidità, da paura, mentre le banche non finanziano, ma stanno chiedendo alle aziende di rientrare”.

Per i prossimi mesi la situazione, stando agli imprenditori, non dovrebbe migliorare di molto. Chi si aspetta un aumento della produzione, scende al 6.7%, dal 31.6 dalla rilevazione precedente.

Su nuovi ordini, fatturato atteso e occupazione, sostanziale stabilità, mentre per gli investimenti, il 50% ha dichiarato di voler destinare risorse a questo settore. Un dato in controtendenza.

Una situazione difficile nel suo complesso. “Ma nonostante tutto – osserva Orsolini – noi siamo fiduciosi, siamo tenaci. La nottata deve passare. Speriamo che nel primo o secondo semestre 2010 la caduta si fermi e si cominci a risalire”.

Più difficile prevedere quando si riuscirà a decollare. Sul fronte aeroporto, tutto in alto mare.

“A novembre – ricorda il presidente – saranno passati due anni dalla visita del ministro Bianchi in cui si annunciava l'ok allo scalo.

Da allora non se ne viene più a capo. Nessun progetto e niente soldi al Cipe. Per l'infrastruttura serve un miliardo di euro sul tavolo. Sono sicuro che si farà, ma i tempi sono incerti. Si parla molto e si fa poco”.

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