Riceviamo e pubblichiamo - A chi guarda la televisione, probabilmente il suo nome dice poco. Perché non era un anchorman del telegiornale né un conduttore del quiz preserale. Eppure, con la sua scomparsa inaspettata, se ne va un formidabile professionista della televisione oltre che una persona meravigliosa. Marco Adolini lavorava, adesso, al Tg2.
Era stato assunto dalla Rai dopo un concorso stravinto e qualche anno di precariato di troppo. Faceva l’operatore di studio all’edizione delle 13. Un compito per il quale – per le sue straordinarie capacità – era sprecato. Marco era un’artista dell’immagine, uno di quelli che colgono con l’obiettivo tutto quello che c’è intorno, con realismo e poesia con carattere e dolcezza.
Aveva solo trentatré anni – e a scriverlo mi tremano i polsi e un brivido mi corre lungo la schiena. Se ne è andato sabato scorso dopo la diretta del Tg. Un malore improvviso, impensabile, maligno ce l’ha strappato. Un professionista nel cui futuro tutti immaginavamo cose magnifiche. E, invece, è andata in un modo maledettamente diverso. Prima di approdare in Rai, Marco era stato anche un bravissimo cameramen, montatore e regista, nell’ultima stagione della disgraziatissima storia di Tvt (un tempo Televiterbo). E’ lì che c’eravamo conosciuti.
Lui appena uscito dalla scuola: il Cine e Tv di Roma, quello frequentato pure da Walter Weltroni. Il sottoscritto appena laureato, con la passione del giornalismo. Anni intensissimi e bellissimi: tanto entusiasmo, moltissimo lavoro, pochissimi soldi. Andavamo a lavorare al Poggino, in un improbabile capannone usato come studio televisivo. Gli uffici amministrativi, la messa in onda e il montaggio praticamente senza tramezzature rendevano la televisione una comunità dai legami che si consolidavano ogni giorno.
Ci si occupava di tutto. Marco era l’ultimo arrivato ma riusciva sempre a proporre una soluzione per ogni problema tecnico. Ricordo le elezioni provinciali in cui fu eletto per la prima volta Presidente, l’attuale Sindaco di Viterbo, Giulio Marini. Facemmo la diretta dello spoglio. Fu lui ad organizzare e gestire tutto: lo studio e i tanti collegamenti esterni.
Sembra incredibile, eppure lo fece. Senza ricevere una lira in cambio, come noi tutti d’altronde. Le condizioni economiche erano quelle. Ed allora, quando si decise di trasferire la sede in un altro improbabile capannone, sempre al Poggino, Marco non si tirò indietro coordinò i lavori e si occupò anche delle scenografie. Con gusto e fantasia creò l’angolo del Tg e il salottino per i programmi di approfondimento. Marco era un vulcano di idee. Quando Tvt chiuse non si perse d’animo. Cominciò a lavorare a Roma per Tele + e poi per T9, nella quale fece chiamare – generosamente – anche il sottoscritto.
Produsse con il suo laboratorio una serie di documentari per il canale satellitare Caccia e Pesca. Infine, la meritatissima, assunzione in Rai. Ora voleva pensare anche a sé stesso e alla sua Pamela. Non ne ha avuto il tempo. Marco ci ha lasciati. Il mondo della cultura e della televisione perdono un artista straordinario. Chi lo ha conosciuto perde un amico sincero, un uomo vero. Che il Signore ti accolga nelle Sue braccia amorevoli, caro Marco.
Antonello Carvigiani
Giornalista Sat2000.
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