Riceviamo e pubblichiamo - Dall’inclusione all’integrazione: scuola, servizi sanitari, associazioni e società civile si confrontano
Il 2 ottobre, a Viterbo, presso l’Aula Magna dell’Università degli Studi della Tuscia, si terrà un convegno dal titolo ‘Prospettive per l’integrazione scolastica’. Questo convegno, che gode del patrocinio della stessa università, della Provincia di Viterbo, del Comune di Viterbo, dell’Ufficio Scolastico provinciale di Viterbo e del C.O.N.I.-Comitato provinciale di Viterbo, viene organizzato dalla Direzione Didattica del 3° Circolo di Viterbo e rappresenta un importante momento di studio, confronto e riflessione sull’integrazione scolastica di tutti quei soggetti, bambini e ragazzi, con bisogni educativi speciali.
In Italia e in Europa fino alla metà degli anni ’60 i disabili venivano educati nelle scuole speciali o in istituti. Tra gli anni ’60 e ’70 cominciarono a diffondersi idee innovative che, partendo dal rifiuto di considerare l’essere umano soltanto in base alla sua forza lavoro, coinvolsero inevitabilmente anche le persone con disabilità.
L’utilità delle strutture nelle quali venivano ricoverati in massa venne messa in discussione e molti genitori cominciarono a sognare per i loro figli un tipo di istruzione e formazione diverse. Parecchie decine di migliaia di giovani disabili lasciarono gli istituti e le scuole speciali e furono iscritti nelle scuole comuni.
Un momento di svolta arriva nel 1977, quando, con la legge n. 517, viene stabilito il principio dell'inclusione per tutti gli alunni disabili della scuola elementare e media dai 6 ai 14 anni.
Più avanti nel tempo, con la legge n. 104/92, viene superata la pura e semplice inclusione –che, comunque, aveva rappresentato un grosso passo avanti nella vita delle persone in situazione di handicap- per introdurre il concetto di integrazione scolastica, avente come obiettivo "lo sviluppo delle potenzialità della persona handicappata nell'apprendimento, nella comunicazione, nelle relazioni e nella socializzazione" (articolo 12, comma 3). Ma tra il dire (il dispositivo di legge) e il fare (l’organizzazione scolastica e le pratiche quotidiane), come si sa, il passo non è breve e ancora oggi la scuola, gli Enti Locali, le associazioni, i genitori e gli operatori interessati lavorano e si interrogano sulla qualità dell’integrazione di tutti quegli individui che manifestano bisogni educativi speciali.
Tre anni fa ben 23 scuole, in partnership con l’Ufficio Scolastico Provinciale di Viterbo, l’Unità Operativa Complessa di Psicologia e l’Unità Operativa Complessa di Neuropsichiatria Infantile AUSL di Viterbo, hanno aderito al progetto ‘La qualità dell’integrazione scolastica’, il cui obiettivo generale era quello di realizzare e sperimentare un sistema di autovalutazione e di valutazione per il miglioramento della qualità dell’integrazione scolastica dei soggetti con bisogni educativi speciali nella provincia di Viterbo. Le scuole e gli Enti coinvolti nel progetto hanno lavorato all’elaborazione di un Manuale di autovalutazione della qualità dell’integrazione, che è stato poi ‘testato’ all’interno di ogni scuola partecipante.
In un’altra fase del progetto, alcuni docenti sono andati in visita presso un’istituzione scolastica scelta tra le partecipanti. Se è vero che la scuola italiana accoglie i bambini e i ragazzi con handicap, non sempre si verificano le condizioni per una vera integrazione degli stessi. Esistono, però, delle eccellenze: istituti dove sono state elaborate nel tempo delle ‘buone prassi’, ovvero modalità operative efficaci ed efficienti, tali da rendere soddisfatto il diritto all’istruzione e all’integrazione di quegli stessi alunni.
Lo scambio tra scuole può permettere la diffusione di queste buone prassi, con una ricaduta positiva sia sugli allievi che sui docenti, che riescono a strutturare un intervento educativo più mirato. Il 3° Circolo di Viterbo, nelle persone del Dirigente Scolastico dott. E. Rastrelli e delle insegnanti responsabili del progetto Patrizia D’Incecco e Lina Di Stefano, il dott. V. Di Gemma (psicologo AUSL di Viterbo), la dott.ssa R. Ceccarelli (psicologa consulente) e la dott.ssa L. Catteruccia (Referente formazione USP Viterbo) al termine di questo percorso, propongono a educatori, operatori del settore, associazioni e genitori un interessante convegno, ove, stimolati dagli interventi di esperti a livello nazionale, quali P. Gherardini, R. Iosa, R. Meneghini, A. Querzè ed altri, possano trovare spunti di riflessione e di confronto.
Per informazioni: Centro Risorse Territoriali III Circolo 0761 321904 / convegniterzocircolo@libero.it.
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