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Arnaldo Sassi |
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- Tutto mi sarei aspettato nella mia vita, meno che dover tessere le lodi di Gianfranco Fini, un politico che ho sempre considerato agli antipodi rispetto alle mie idee.
E invece, oggi che le ideologie sono tutte tramontate (ormai non ha più senso, a mio avviso, parlare di fascisti e comunisti), Fini si sta proponendo come l’uomo della speranza per tutti coloro che vorrebbero tornare alla normalità.
A uno Stato dove ci sia il rispetto delle regole da parte di tutti, dove il rigore si accompagni al solidarismo, dove ci sia un giusto bilanciamento tra i vari poteri come dovrebbe essere in una perfetta democrazia, dove alla visione dell’uomo forte stile grande condottiero si sostituisca quella del pater familias capace di ascoltare e poi decidere, dove la politica del confronto e del dialogo prenda il posto di quella dell’insulto e del dileggio.
Confesso di essere piuttosto preoccupato per la sua sorte. Perché la posizione in cui si è messo rischia di trascinarlo nel baratro, spintovi non tanto dagli avversari politici quanto dai suoi alleati, visto che ha avuto l’ardire di criticare (pur se lo ha fatto sempre con moderazione e anche con un certo stile) il grande capo.
Il quale ormai, ha contro di sé il mondo intero. Non bastavano le toghe rosse, l’opposizione becera comunista e la stampa di regime; ora ci sono messi anche i giornali continentali, la Comunità Europea e perfino la Chiesa.
Sicuramente ha ragione Veronica Lario: Berlusconi è malato e la sua sindrome (passi per quella sessuale, ma al cittadino italiano non frega nulla di avere come presidente del Consiglio il più grande t(r)ombeur de femme del mondo) rischia di coinvolgere l’intero Paese.
Il problema è che oltre alla moglie, nel centrodestra solo Gianfranco Fini se n’è accorto ed evidentemente ha deciso che bisognava cominciare a dare una sterzata per evitare la deriva.
Del resto, ormai da anni l’opposizione ha le armi spuntate ed in questo momento è troppo impegnata nella resa dei conti che dovrà decidere il futuro del Pd, una creatura che dopo la nascita ha immediatamente smesso di crescere e che rischia addirittura di abortire.
Fini rischia grosso, perché il Cavaliere, sentendosi sempre più accerchiato (ma di chi sono le responsabilità? Chi ne spara ogni giorno una più grossa delle altre?
Chi è andato dal “tappetino” Bruno Vespa per raccontare – senza alcun contraddittorio – le sue vicende personali?) ha tutta l’intenzione di continuare la sua campagna d’autunno, servendosi delle potentissime armi che ha a disposizione: le televisioni, che ormai controlla al 90 per cento, e i giornali di famiglia, dove non a caso ha insediato come direttore il pasdaran Vittorio Feltri.
Un inciso, riguardante la vicenda Boffo: non esiste al mondo – e lo dice uno che nella carta stampata ci lavora da ben 35 anni – che si possa pubblicare una notizia riguardante l’ex direttore di “Avvenire” senza che la proprietà ne sia perfettamente informata e non sia consenziente. La controprova? Le foto di villa Certosa, offerte dal fotografo Antonello Zappadu a Panorama: l’allore direttore Maurizio Belpietro, di fronte alla possibilità di fare lo scoop, preferì telefonare all’avvocato Niccolò Ghedini per farle sequestrare.
Una cosa è certa: i prossimi giorni e i prossimi mesi saranno peggiori di quelli appena trascorsi, perché le ferite apertesi in quest’ultimo periodo non sembrano rimarginabili. Soprattutto perché il primo soggetto che dovrebbe contribuire a smorzare i toni (Silvio Berlusconi) continuerà invece a suonare la carica per fare terra bruciata di tutto ciò che lui considera un ostacolo al suo potere. Alleati compresi.
E allora, in attesa che l’opposizione si svegli e che il Pd acquisisca finalmente una sua identità presentabile agli italiani, a noi non resta che Gianfranco Fini. Come dicono a Viterbo: ma chi se lo sarebbe mai “creso”.
Arnaldo Sasso
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