- Devo dire che mi piace questa “gara” innescata dalla proposta di intitolare una via a Peppino Impastato. Per questo condivido e sostengo la proposta di intitolare una strada anche a Beppe Alfano, giornalista ucciso da Cosa Nostra.
Per me chi combatte le mafie, che sia di sinistra, come Impastato, che sia di destra, come Alfano, ha una dignità enorme, che è giusto celebrare. Purtroppo siamo chiamati a farlo quando ci hanno lasciato per opera della mano violenta di chi non sopporta critiche e non tollera coloro che rifiutano i compromessi.
Su queste esistenze che dovrebbero essere normali ma sono costrette ad essere eroiche dal sacrificio della vita vorrei che possa costruirsi la religione civile del nostro Paese.
Devo dire però, se mi è consentito, che proprio per “svelenire” le colorazioni politiche che possono essere attribuite a questa o a quell’altra vicenda, tra le tante intitolazioni forse dovremmo rendere giustizia ad un innocente che non ha potuto nemmeno affacciarsi all’adolescenza: Giuseppe Di Matteo, figlio di Santino, collaboratore di giustizia. Un bambino ucciso e sciolto nell’acido, del quale la memoria collettiva conserva l’immagine della foto a cavallo, vestito da fantino.
In quell’innocenza non vedo altro che il senso più profondo dell’ingiustizia, contro la quale ciascuno di noi, ma in primo luogo i più giovani, hanno diritto di ribellarsi.
Una via, una scuola, un parco, un luogo della memoria credo sia dovuto a quella piccola vita spezzata.
Valerio De Nardo
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