- Caro Carlo,
a proposito dell'interessante e qualificato confronto sulla libertà di stampa, e a prescindere dalla battuta di uno dei massimi direttori di giornale, Mario Missiroli: "libertà necessaria soprattutto a chi non sa scrivere"- quest'anno, ricorrono due anniversari: 30 anni dall'enorme tangente detta Eni - Petromin, nomi dell'Ente italiano acquirente e di quello arabo venditore di petrolio, e il centenario della nascita di Indro Montanelli, che, proprio per esser libero di scrivere per i lettori, dovette lasciare il quotidiano di cui era stato per trent'anni la vedette.
Secondo Rino Formica, all'epoca segretario amministrativo del Psi e quanto emerso da una apposita Commissione parlamentare d'inchiesta, la tangente sarebbe dovuta servire a condizionare gran parte della stampa, attraverso la leva finanziaria.
Data, però, qualche anno prima questa infinita guerra per il controllo dell'informazione che, alla carta stampata, ha aggiunto le televisioni, sul presupposto (secondo alcuni) della maturità dei tempi perché, come profetizzava all'inizio del secolo George Orwell, una società ordinata doveva prevedere pochi attori che parlano, scrivono e agiscono.
Per il resto, tanti spettatori, utili al benessere dei primi.
Scrive, infatti, il 20 ottobre 1970, Indro Montanelli nei suoi Diari (ripubblicati ora da Sergio Romano): per i Crespi (la famiglia proprietaria del Corriere della Sera) "non c'è scampo. Per reperire capitali dovranno trasformare la società in accomandita in società per azioni, e da quel momento il giornale sfuggirà di mano per finire in quelle di un Agnelli, di un Monti, o di un Eni, insomma di qualcuno o qualcosa che ci imporrà i suoi interessi, col rischio di non avere giornali indipendenti, che dipendono, cioè, solo dal pubblico e dai proventi che esso ci assicura: vendite e pubblicità".
A Roberto Gervaso - il discepolo - Montanelli, nel 1957, aveva raccomandato: "Cerca di essere obiettivo, ma senza farti troppe illusioni, perché nessuno lo è fino in fondo. Ciascuno vede le cose con i propri occhi. L'importante è che questi non siano offuscati dalle lenti del pregiudizio, che nasce da una cattiva educazione o da una fuorviante ideologia, ma anche da rancori e livori, spirito di rivalsa o di clan".
Un altro grande direttore - anch'egli suo devoto - Gaetano Afeltra, dirà di lui: "Che Maestro. Fa capire agli altri quello che lui stesso non capisce".
Mi ha colpito una annotazione scritta nei Diari il 22 maggio 1977, a proposito dell'arresto di un importante petroliere: "Sarà presto in libertà, perché, se apre il sacco, inguaia tutti. Solo non si capisce perché, allora, lo abbiano arrestato.
In questo Paese non si può neanche sperare che si faccia giustizia contro corrotti e corruttori"
Però, Montanelli scriveva così tanto tempo fa e, poi, soffriva di depressione.
Renzo Trappolini