- Magistrati, funzionari di Polizia e dei Carabinieri, avvocati e psicologi. E, soprattutto, molti ragazzi. Tutti insieme in aula a ricostruire un processo vero per reati di bullismo e di estorsione, terminato il 15 dicembre dello scorso anno presso il Tribunale minorile di Roma con la condanna di due anni e tre mesi per uno degli imputati.
E’ l’atto conclusivo del progetto di prevenzione e di educazione alla legalità, “Rispetto, mi rispetto, condivido”, realizzato dalla Camera minorile di Viterbo, dall’Unità operativa complessa di Psicologia della Ausl e dalla Questura del capoluogo della Tuscia. Un’iniziativa che ha coinvolto attivamente i ragazzi delle classi terze delle scuole medie Tecchi, Fantappié ed Egidi, nonché gli allievi dell’intero liceo scientifico Ragonesi.
Oggi gli studenti di due dei quattro istituti interessati (Egidi e Ragonesi) erano nell’aula della Corte d’assise del Tribunale di Viterbo per assistere alla simulazione del processo penale minorile che si è svolto non più di cinque mesi fa. Alcuni di loro, tuttavia, hanno partecipato in prima persona, interpretando i ruoli dei protagonisti di questa vicenda: Giacomo, Pietro, Marco e Giovanni. Il primo la vittima e gli altri tre coloro che hanno perpetrato l’abuso. Ma non basta, anche il ruolo degli avvocati dell’accusa e della difesa sono stati portati in “scena” dagli studenti. Al loro fianco c’erano, poi, magistrati, avvocati, rappresentanti delle forze dell’ordine, psicologi. Su tutti il giudice Eugenio Russo e la pm Laura Centofanti.
La sacralità del luogo, le toghe, ma, soprattutto, l’attualità del caso riproposto hanno reso la partecipazione dei ragazzi avvertibile e coinvolgente.
Prima dell’inizio della simulazione del processo sono intervenuti il questore, Raffaele Micillo, il direttore generale della Ausl, Giuseppe Aloisio, il presidente della Camera minorile, Chiara Trapani, il direttore dell’Unità di Psicologia, Mario Morucci e Luigi Sini dell’Ordine degli avvocati di Viterbo, a testimonianza della portata formativa ed educativa del progetto.
“L’iniziativa – commenta Mario Morucci – è stata fortemente voluta dalle tre istituzioni che vi hanno preso parte. Intende sperimentare e proporre nuove e diverse modalità nelle strategie preventive di comportamenti a qualche titolo disfunzionali, con metodologie diverse e con l’introduzione di strumenti per valutare l’efficacia degli interventi.
Oggi i ragazzi hanno potuto toccare con mano quanto sia fondamentale, nella società nella quale vivono, il rispetto delle regole. Un elemento, questo, che tutela e preserva la nostra libertà e i nostri diritti. Voglio, infine, ringraziare l’avvocato Chiara Trapani e tutta la Camera minorile della città dei papi, insieme alla Questura, per l’encomiabile lavoro svolto”.
Il giorno 30 maggio si tornerà di nuovo in aula per ripetere il processo, nella stessa sede, secondo le stesse modalità. Questa volta i protagonisti della mattinata saranno i ragazzi delle scuole medie Tecchi e Fantappié.