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Arnaldo Sassi |
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- Premesso che una serie di risposte e controrisposte rischiano di diventare stucchevoli per il lettore (qualcuno potrebbe obiettare: perché non vi telefonate?), sulla libertà di stampa al mio amico Marcello Meroi vorrei telegraficamente ri-replicare che il problema non sono i singoli giornalisti (ce ne sono di buoni e di cattivi, di seri e di fanfaroni, di professionali e di cialtroni, come in tutte le altre categorie; anche leggendo la stampa viterbese uno si può fare una precisa idea di quanto ciò sia vero), bensì il sistema.
E il fatto che quello del passato fosse scandaloso non assolve quello attuale.
Una vera libertà di stampa la si può ottenere soltanto facendo sì che gli editori facciano gli editori e basta, oltretutto evitando l’accumulo di più testate (o di più televisioni); che i partiti (tutti, senza alcuna preferenza) se ne vadano dalla Rai; che i giornalisti abbiano precise garanzie normative e contrattuali nello svolgimento del loro lavoro e che non debbano sottostare a quelli che ormai sono diventati veri e propri ricatti economici, i quali oggi minano le garanzie costituzionali.
E’ chiaro che poi ogni singolo si regola di conseguenza, ma che la strada sia piena di trappole è innegabile.
Detto tutto ciò, credo che la migliore risposta al mio amico (stimatissimo) Marcello l’abbia data in queste ore proprio il presidente del Consiglio Berlusconi, definendo il Parlamento pletorico, inutile e dannoso e la magistratura un’accozzaglia di estremisti di sinistra, tralasciando per una volta la stampa, a suo dire da sempre in mano ai comunisti.
Ma di quale libertà vogliamo parlare?
Arnaldo Sassi