Riceviamo e pubblichiamo -
Condivido l’auspicio di un'attenzione parallela tra un'infrastruttura fondamentale come l’aereoporto e i settori tradizionali dell’economia Viterbese, in particolare l’agricoltura.
Non condivido, però, le priorità indicate negli interventi di Michelini e Sposetti.
Le politiche relative alla “qualità, tracciabilità, tipicità dei prodotti “, definite nel Psr Lazio 2007/2013 “politiche di contesto”, sono state adottate ormai da quasi un ventennio, produrranno risultati significativi in tempi mediolunghi.
Sono componenti essenziali di una strategia di fondo, ma non gli elementi prioritari di una politica per l’agricoltura Viterbese che si confronti con la crisi in atto.
Farmer Market, consumo di prodotti a chilometro zero e altre iniziative in linea con la richiesta di una maggiore attenzione alla sostenibilità ambientale e a rapporti diversi con il consumatore, possono essere utili sul piano del riposizionamento della funzione della produzione agricola nella società moderna, ma sono irrilevanti sul piano dell’impatto economico contingente e di medio periodo.
In una politica di contrasto della crisi economica, la tempestività degli interventi è una componente decisiva per il successo. Partiamo da qui, dalla crisi.
Negli interventi di Michelini e Sposetti, non viene messa in luca la drammaticità della situazione delle imprese agricole.
Nessun accenno alle responsabilità di Agea (e del governo) per il ritardo nell’erogazione dei contributi per l’agroambiente che potrebbero far respirare gli agricoltori.
Nessuna indicazione sulla natura strutturale della crisi che, analogamente a quanto avviene negli altri settori dell’economia, cambierà in profondità l’agricoltura viterbese.
Nell’economia agricola si sovrappongono due tendenze: una, di fondo, che indica la riduzione progressiva dell’occupazione e della ricchezza prodotta nel settore; l’altra, congiunturale, che evidenzia una forte oscillazione con media a ribasso dei prezzi dei prodotti agricoli sui mercati ed un aumento dei costi che riduce la redditività delle imprese.
Una miscela micidiale che mette fuori mercato interi settori dell’agricoltura viterbese (grano duro, latte bovino, olio, nocciole).
Il rischio è di un forte ridimensionamento del settore (già in atto) che spinge verso la marginalità il peso ed il ruolo dell’agricoltura nell’economia della Provincia.
La centralità nell’economia provinciale, ormai da tempo , è prerogativa del terziario, ma produzioni agricole e trasformazione agroindustriale sono tutt’altro che marginali.
La produzione agricola resiste alla crisi al limite del possibile, l’agroindustria ha subito colpi durissimi. La priorità su cui agire è questa: evitare la marginalità dell’agricoltura rilanciando la redditività di imprese agricole e trasformazione agroindustriale.
Attraverso quali interventi e risorse?
Spero nessuno immagini per l’agricoltura viterbese una navigazione controvento, ossia l’adozione di politiche agricole in controtendenza rispetto alla programmazione della Regione Lazio. Sarebbe un errore gravissimo.
Gli interventi e le risorse sono quelli già programmati dalla Regione Lazio, dalla Provincia di Viterbo, dalla Camera di commercio.
Sono quelli previsti dal Psr Lazio 2007/2013, dalle Leggi Regionali sui Distretti Rurali e Agroalimentari di Qualità e sugli Agriturismo, dal Marchio Territoriale “Tuscia Viterbese”.
Sono i circa 60 milioni di euro di investimenti previsti nei Progetti Integrati di Filiera, sono i circa 5,5 milioni di euro richiesti dai giovani agricoltori al primo insediamento, sono i circa 12,5 milioni di euro di investimenti programmati dagli agricoltori nella misura 311 (agriturismo ecc. ), sono i 52 milioni di euro di investimenti nelle aziende agricole programmati dagli agricoltori con la misura 121, sono i 10,8 milioni di euro di investimenti nei bandi singoli programmati dalle imprese agroalimentari nella misura 123.
In questo quadro la priorità viene attribuita al rilancio della competitività delle filiere agroalimentari e dei sistemi produttivi territoriali.
Si sostiene la priorità dell’integrazione dei progetti delle imprese singole che da sole non riescono ad affrontare l’internazionalizzazione e la globalizzazione. Si punta sulla realizzazione di reti di imprese.
Questa impostazione delle politiche agricole favorisce l’agricoltura Viterbese che vede il suo punto di forza proprio nel binomio impresa agricola / cooperativa di trasformazione e commercializzazione. Storicamente è così. Occorre presidiare e potenziare questo caposaldo e partire da qui per tentare una ripresa su basi solide.
Un contributo decisivo (ricerca , sperimentazione, innovazione) deve essere prodotto dall’Università della Tuscia che deve accorciare i tempi di ricaduta sul settore dei risultati della ricerca e della sperimentazione.
Questo è il quadro (sommario) delle scelte di politica agricola per il nostro territorio. E’ un quadro condiviso?
Queste politiche non hanno ancora prodotto i risultati sperati, e sicuramente c’è necessità ed urgenza di risultati che possano contrastare la tendenza in atto.
Ma per questo serve un nuovo tavolo verde? Non lo so.
Quello che so è che un tavolo verde provinciale c’è già e che lì sono state discusse e concertate le proposte di politica agricola per la Provincia di Viterbo.
C’è sicuramente urgenza di discutere e definire quelle ancora in itinere (Progetti Integrati Territoriali , Progetti Leader, Distretto agrolimentare dei Monti Cimini).
Ma in questa fase di fine legislatura per la Regione Lazio e per la Provincia di Viterbo, non è forse più opportuno verificare i risultati delle politiche adottate, introducendo eventuali correttivi, piuttostochè pensare di reimpostare una nuova politica agricola che non avrebbe né il tempo né gli strumenti per realizzarsi?
Petronio Coretti
Presidente Cia (Confederazione italiana agricoltori) Viterbo