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Arnaldo Sassi |
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- Gentile dottor Morucci,
ho letto il suo intervento (piuttosto critico) sul mio appello per tutelare la piccola Erika, la bimba di Gradoli di appena sei anni che rischia di essere allontanata dalla famiglia e di finire in un istituto sicuramente per colpe non sue (su questo, spero, saremo d’accordo).
Premesso che non credo di essere stato particolarmente irruento nell’esprimere il mio pensiero – talché il suo invito alla pacatezza m’è apparso superfluo – vorrei però chiarire alcuni punti focali del mio ragionamento, altrimenti si rischia di fare una grande confusione.
Primo: ho scritto quell’appello dopo aver avuto in mano il provvedimenti del Tribunale dei minori di Roma che – badi bene – consigliava una diversa collocazione per la piccola Erika solo ed esclusivamente perché la bimba era testimone nell’inchiesta in corso e avrebbe quindi potuto essere influenzata dai nonni paterni.
Ora lei consentirà all’uomo della strada, a chi cioè non è molto esperto né di leggi né di psicologia, ritenere che tale proposta possa essere alquanto discutibile, in quanto all’interesse per la minore si antepone quello dell’inchiesta giudiziaria.
La quale – sia chiaro – deve andare avanti (e infatti così è stato) al fine di rivelare la verità e soprattutto di scoprire che fine abbiano fatto altre due persone, ovverosia una donna di 36 anni e la figlia di 13. Insomma, l’inchiesta giudiziaria da un lato, il bene di Erika dall’altro, senza mescolare le due cose.
Secondo: ribadendo il concetto della mia totale inesperienza in materia psicologica, ma facendo solo appello alla mia esperienza di padre (e di nonno), ho avuto modo di constatare negli anni che tutti i bambini di quell’età hanno soprattutto una dote: la spontaneità.
Ergo, un’eventuale bugia della piccola (che tra l’altro è stata già interrogata dal pm) su circostanze attinenti l’indagine sarebbe alquanto improbabile e comunque facilmente individuabile da psicologi e assistenti sociali (che sicuramente sanno fare molto bene il loro lavoro).
Terzo: è chiaro che il problema del futuro di Erika si porrà nel momento in cui sarà stata fatta piena luce sulla vicenda, che vede il padre pesantemente coinvolto. Sarà quello il momento in cui – accertata la verità dei fatti – il Tribunale dei minori e tutti gli esperti chiamati a collaborare dovranno prendere una decisione. Difficile, ma allo stesso tempo pacata, nell’esclusivo interesse della bambina.
Finora però - questo me lo deve consentire – in quel provvedimento dei giudici romani di pacato c’è veramente poco.
Arnaldo Sassi
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