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L'inaugurazione della statua di Santa Rosa a Belcolle
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I facchini di Santa Rosa all'inaugurazione
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Aloisio, il vescovo e l'assessore regionale Battaglia
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- l drappo giallo e blu è stato tolto alle 12 e 30 circa.
La splendida statua in basaltina, realizzata dalla ditta Fioco di Bagnoregio, è stata scoperta ed accolta dallo sguardo premuroso e austero dei facchini, vestiti con la tradizionale casacca bianca e rossa.
Da oggi l’ospedale di tutti i viterbesi sarà legato indissolubilmente a Santa Rosa, interpretata da Fioco nei panni di una esile ragazza sorridente, con le mani accoglienti, aperte verso un simbolico futuro, e con un grembiule pieno di rose leggerissime.
C’era molta attesa questa mattina per la cerimonia al termine della quale la statua di Santa Rosa è stata consegnata alla città.
All’incontro hanno partecipato tutte le principali autorità civili e religiose del capoluogo.
Tra gli altri erano presenti: l’assessore regionale alla Sanità, Augusto Battaglia; il vescovo di Viterbo, Lorenzo Chiarinelli, che ha proceduto con la benedizione dell’opera di Fioco; il presidente della Provincia, Alessandro Mazzoli, il prefetto di Viterbo, Alessandro Giacchetti; il questore Raffaele Micillo; il sub commissario del Comune di Viterbo Ambrosini; il senatore Giulio Marini. A fare gli onori di casa ci ha pensato il direttore generale dell’Azienda unità sanitaria locale, Giuseppe Aloisio.
“Siamo arrivati alla giornata odierna commenta Aloisio - al termine di una serie di coincidenze fortuite che qualcuno di noi potrebbe anche definire provvidenziali. Anche la scelta di ritrovarci qui il sei di marzo, esattamente a 757 anni dalla morte di Rosa, non è evidentemente casuale.
La meravigliosa statua in basaltina di Santa Rosa che, da oggi, svetterà in tutta la sua struggente bellezza nel piazzale dell’ospedale di Belcolle, è frutto del lavoro e delle mani sapienti di Renzo Fioco. Uno degli artigiani più apprezzati della nostra provincia, il cui studio si trova a Bagnoregio, e con il quale, insieme a Marco, condivido una preziosa amicizia da anni.
Proprio nel corso di un incontro fugace, avvenuto non molto tempo fa, ho avuto il piacere di ammirare uno degli ultimi suoi lavori: la statua della Santa patrona della città di Viterbo.
Da quel giorno ad oggi, il passo è stato breve grazie alla generosità di Fioco che ha voluto donare la sua opera alla Azienda unità sanitaria locale di Viterbo affinché trovasse la sua definitiva collocazione proprio qui, in questo che è un luogo di cura, di speranza, spesso anche di dolore.
In Santa Rosa non si riconoscono solo coloro che professano la religione cattolica cristiana, ma si identificano tutti i cittadini della Tuscia. Non fosse altro per i valori di solidarietà, di vicinanza ai bisognosi, che la giovane ed esile Rosa ha incarnato così bene per tutta la sua breve esistenza terrena”.
Santa Rosa è anche la testimonianza che, molto spesso, ricorrere al solo sapere scientifico e alla medicina non basta quando si tratta di entrare in contatto con la malattia. Lei che era nata con una rarissima e grave malformazione fisica, caratterizzata dalla assoluta mancanza dello sterno - malattia oggi denominata “agenesia totale dello sterno” -, visse miracolosamente fino al diciottesimo anno di età.
“Questo conclude il direttore generale - deve indurci, nella veste di operatori sanitari, a comprendere che la componente umana, la comprensione, la condivisione di uno stato di disagio, sono doti che non devono mai mancare nel momento in cui si instaura un rapporto con qualsiasi paziente, fosse anche il più problematico.
Sulla base di queste convinzioni, con una richiesta avanzata agli organi preposti, abbiamo avviato l’iter affinché, nel più breve tempo possibile, il nosocomio del capoluogo della Tuscia prenda il nome di Ospedale Santa Rosa da Viterbo.
Non appena otterremo il via libera, è nostra intenzione poi dare vita a una sorta di concorso di idee aperto a tutti coloro che vorranno mettere a disposizione della città la loro creatività per l’ideazione del nuovo logo dell’ospedale. Notizie, queste, che sono trapelate nei giorni scorsi e che, da subito, sembrano essere state accolte con entusiasmo da tutta la cittadinanza.
D’altra parte, nessuna comunità, che voglia guardare avanti e crescere, può permettersi il lusso di dimenticare quelle che sono le radici e i valori fondanti lasciati in eredità da chi è venuto prima di noi”.