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Giulia Arcangeli
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Pubblichiamo per gentile concessione del Messaggero - Giulia non c’è. Anzi, non ci sarà. Al di là del risultato elettorale.
Eletta consigliere comunale a 26 anni, capogruppo a 30, candidata nelle ultime politiche a 32, dirigente a 35, ha deciso che per il momento resterà dietro le quinte e non si ricandiderà a palazzo dei Priori. E spiega i suoi perché.
Lei è stata la prima donna capogruppo nella storia di palazzo dei Priori. C’era chi si aspettava che corresse come sindaco.
«No, il partito ha altre priorità e io altri programmi per il futuro. E poi, nel consiglio comunale ci sono cresciuta, non vorrei anche invecchiarci.
Ho iniziato che ero veramente molto giovane e ho imparato tanto in questi anni. Ora é giusto che lasci spazio ad altri».
Prima della nomina a vice coordinatore del Pd, il partito non la confermò capogruppo: perché questa ingratitudine? Quanto ha pesato il mancato allineamento con la maggioranza del partito?
«Non voglio metterla in questi termini. Credo nell'alto valore della politica e per quello combatto e continuo a impegnarmi. Alle primarie, con Parroncini abbiamo dato inizio a un'esperienza bella ed entusiasmante. Se il prezzo é stato quello di non fare più il capogruppo in consiglio comunale, ne é valsa la pena comunque».
Torniamo indietro: lo rifarebbe?
«Cento volte. Quando dovessi cominciare ad aver paura delle conseguenze personali delle mie scelte politiche, smetterei di fare politica. D'altronde essere di sinistra in una città come Viterbo già testimonia che l'impegno non é certo finalizzato a tornaconti personali».
Nel mondo della politica chi lascia un posto senza averne un altro sicuro perde il treno o prende al volo uno strapuntino?
«Non ho mai interpretato la militanza politica in questi termini. In nove anni ho maturato una grande esperienza che posso mettere a disposizione, a prescindere dagli incarichi che ricopro.
Vivendo la politica in prima persona si ha la misura esatta di quanto contano l'impegno e la tenacia per risolvere i problemi e di quanto sia allo stesso tempo complicato far valere le proprie idee. Bisogna smetterla di vivere la politica come ufficio di collocamento, soluzione ideale per gli eterni disoccupati. E poi, non può essere che chi smette di fare una cosa diventa un peso e non una risorsa per un partito».
Come vede il futuro del Pd a Viterbo?
«Vedo un partito che può dire molto anche nella nostra città».
E il suo futuro?
«Partito, lavoro e famiglia».
Annabella Morelli