 |
Copyright Tusciaweb |
- Già da tempo gli agricoltori, e giustamente, si lamentano di un aumento insostenibile del prezzo dei fertilizzanti: vicino al 50% rispetto all’anno precedente.
I commercianti ci informano che l’aumento dei prezzi è stato di carattere generale, partendo dai prodotti cosiddetti commodities fino agli organo-minerali; si è partiti con un repentino e progressivo aumento del DAP, o Biammonico, fino a coinvolgere tutti gli azotati, con un aumento più consistente per i prodotti ad alto titolo di azoto.
Se vogliamo considerare qualche dato, vediamo come la quotazione del prodotto cosiddetto 18/46 al novembre 2006 era di 265 Euro a Tonnellata, mentre al Novembre del 2007, quindi nella annata agraria in corso, è stato di 420 Euro a Tonnellata, con un aumento di circa il 60%.
La stessa cosa per l’Urea, che è passata da 225 Euro a tonnellata a 375 euro, sempre a Tonnellata e nell’arco di un anno: identica situazione per i concimi contenenti azoto fosforo e potassio ( i cosiddetti NPK).
Non c’è dubbio che una delle ragioni che hanno determinato l’aumento dei prezzi dei fertilizzanti è l’aumento della domanda da parte dei paesi emergenti, (Cina, India, Romania etc.), che hanno fatto registrare un più elevato consumo dovuto alla messa a coltivazione di nuove superfici agricole. A questo sicuramente ha corrisposto anche una contrazione dell’offerta delle materie prime da parte delle industrie produttive.
Ma se consideriamo che il settore dei fertilizzanti opera in un contesto economico di natura monopolistica, è ragionevole pensare ad una speculazione sui prezzi da parte delle grandi multinazionali che operano nel settore della distribuzione.
Il Governo deve intervenire immediatamente, cominciando con quei controlli tanto decantati e mai effettuati.
Ho investito della questione l’On. Angelilli che solleverà il problema in sede comunitaria.
Un’annata con questi costi alla produzione rischia di affossare definitivamente l’agricoltura italiana, che aspetta ancora il pagamento dei premi PAC che non arrivano e, nel caso del LAZIO, un Piano di Sviluppo Rurale che, da tre anni, MARRAZZO e l’Assessore all’Agricoltura Valentini vanno a presentare nei convegni, ma ancora non decolla.