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Giancarlo Gabbianelli
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Riceviamo e pubblichiamo
- E' veramente scandaloso il silenzio di chi assiste con indifferenza al genocidio culturale di un popolo fiero e ricco di tradizioni quale è il popolo tibetano.
Non si deve tollerare che un capo spirituale, il Dalai Lama, sia costretto a vivere in esilio e che i monaci tibetani vengano perseguitati per il solo fatto di testimoniare uno stile di vita non violento e legato alle profonde tradizioni della loro comunità.
Il tentativo di provocare una modificazione etnica in Tibet tramite la persecuzione dei tibetani e la massiccia e programmata "intrusione" di cinesi nel territorio tibetano, non poteva che provocare sacrosante reazioni in chi chiede solo rispetto, pur all'interno dello stato cinese e riceve in cambio esilio e persecuzioni odiose.
Dovrebbero vergognarsi coloro che pensano soltanto al denaro e agli affari che fanno con il massimo impero comunista esistente, nonché coloro che, come Prodi, volevano riaprire le forniture militari alla Cina: il sangue dei tibetani, versato in questi anni, ricade sulle loro coscienze, se le hanno.
Così come gli speculatori occidentali debbono sapere, se non fanno anche finta di non saperlo, che i loro profitti derivano dallo sfruttamento del lavoro, anche
minorile, del popolo cinese.
In Cina si dorme sul posto di lavoro, non c'è, come anche in altri paesi,assistenza sanitaria e non esiste possibilità di rivendicare i sacrosanti diritti dei lavoratori.
E' ora di finirla con le ipocrisie.
Chiedo al Comune di Viterbo di esporre la bandiera tibetana,firmatami recentemente a Torino dal Dalai Lama.per testimoniare la solidarietà dei Viterbesi allo stesso Dalai Lama e al popolo tibetano,vittima di una violenza ideologica e fisica, non tollerabili da uomini e donne che meritino di essere definiti tali, in nome della libertà.
Giancarlo Gabbianelli