Riceviamo e pubblichiamo - Abbiamo letto sui giornali di questi giorni vari interventi dei consiglieri provinciali in merito alla formazione professionale.
A fronte di un importante accordo, atteso da anni dai lavoratori, tra la provincia e le organizzazioni sindacali sulle applicazioni contrattuali per il personale della formazione, a nessuno tra le forze politiche, sorge il dubbio di dover speditamente rimuovere una evidente anomalia.
A chiarimento, nella formazione, lasciando temporaneamente fuori dai ragionamenti tutti i contratti di collaborazione ed altro, coesistono due gruppi di lavoratori che, applicando CCNL diversi, entrambi con contratti a tempo indeterminato e dipendenti della provincia, lavorano spalla a spalla percependo stipendi diversi, usufruendo di tutele e diritti diversi, relazionandosi tra loro con scale gerarchiche non confrontabili e di fatto generando, conflitti, confusione e sovrapposizioni.
La discussione su come migliorare l’efficacia della formazione non può in definitiva prescindere dal definire una certezza delle risorse umane e professionali disponibili, dalla applicazione di un solo CCNL che faccia salvi, al massimo possibile, le professionalità e i diritti di tutti.
In merito invece alla sicurezza nei centri di formazione, ci permettiamo di far notare che l’inadeguatezza dei locali, delle strumentazioni, la sicurezza fisica degli operatori (vedi ad esempio le attività che intervengono in ambito di svantaggio sociale), purtroppo, non riguardano soltanto un settore.
La legge 626\96 tanto sbandierata per le aziende private, nel settore pubblico e quindi anche in provincia, trova una applicazione alquanto parziale. L’argomento sia chiaro non è di destra o di sinistra, giunte di entrambi i colori hanno lasciato impianti elettrici provvisori, cristalli frangibili, locali surriscaldati o freddi, barriere architettoniche, toner in giro, operatori a rischio.
Circa un mese fa su tutti i giornali si è parlato di soldi a pioggia per i dipendenti (“fannulloni”) ma alla prova dei fatti non erano altro che pochi spiccioli per i lavoratori senza rinnovo contrattuale da tre anni.
Quei pochi spiccioli dovrebbero, nella testa di Confindustria, giunte locali e dirigenza, spingere all’efficacia la Pubblica Amministrazione con un virtuoso processo di meritocrazia. E’ bene che si sappia che l’elemosina aiuta, ma non rende felici!
Rdb ritiene sia necessario affrontare nel concreto le condizioni di qualità delle prestazioni di lavoro, di giuste ed eque remunerazioni non legate a criteri soggettivi emanati dalla dirigenza o dagli amministratori, (evitando e chiudendo contenziosi con i lavoratori legate alle retribuzioni), di reali possibilità di accrescimento e valorizzazione professionale (chiudendo la stagione delle consulenze a presunti e variegati esperti), di condizioni sicure per gli operatori, di taglio delle spese utili solo alla classe politica che impoveriscono il bilancio amministrativo.
Rdb intende contrastare lo sport in voga del tiro al dipendente pubblico, che ha come esito finale le privatizzazioni o la perdita di funzioni.
Come lavoratori, ancor prima che come organizzazione sindacale rivendichiamo la dignità e il ruolo del nostro impiego, rivendichiamo il diritto a salari equi e dignitosi, denunciamo una arretratezza, di destra e di sinistra, nella risposta ai lavoratori che dirigenza e apparati politici danno in termini di qualità e sviluppo professionale.
Infine, la RdB ritiene urgente uscire dalla stagione del precariato che tanto danno ha fatto ai precari, ai dipendenti in ruolo, al Paese. Basta con le briciole di contratti di collaborazione o a chiamata, spesso fuori dalle regole di pubblicità e trasparenza; è necessario un piano del fabbisogno legato ai reali processi amministrativi che preveda percorsi professionali interni ma anche un piano programmato di assorbimento del precariato storico.
Al di là dei rituali politici e sindacali che schermano il confronto con i lavoratori, la RdB ritiene che su pianta organica, progetti di miglioramento e organizzazione dei servizi, la discussione che si sta sviluppando tra le organizzazioni sindcali e la Provincia deve avere caratteristiche di trasparenza, visibilità e condivisione, affinché la riorganizzazione dell’attività pubblica veda protagonisti anche i dipendenti.
Ci piacerebbe che tutto questo, amministratori e politici di destra o di sinistra, leorganizzazioni sindacali e tutte le altre parti interessate, lo possano dibattere con una forte memoria delle scelte fatte.
RdB CUB Viterbo
Sergio De Paola