 |
Michele Pellecchia, l'omicida
Copyright Tusciaweb
|
 |
Pellecchia scortato dagli uomini della polizia
Copyright Tusciaweb
|
 |
L'arma del delitto
Copyright Tusciaweb
|
 |
Il taglierino usato nella colluttazione
Copyright Tusciaweb
|
 |
Il sangue sulla vetrina della sede della Tecom
Copyright Tusciaweb
|
 |
La sede della Tecom dove è avvenuto il deltto
Copyright Tusciaweb
|
 |
Gli uomini della volante che sono intervenuti non appena hanno sentito gli spari
Copyright Tusciaweb
|
- "Non infangate la figura di mio padre", il figlio di David Partenollo, Bruno, difende la memoria del padre, ucciso ieri al Pilastro.
Nella mattinata di ieri il sindaco Gabbianelli aveva manifestato a Bruno Paternollo il suo cordoglio profondo e la sua vicinanza al dolore della famiglia.
Stamane, Paternollo ha chiamato il sindaco e gli ha chiesto che si facesse latore del disagio della famiglia, espresso in una nota che è stata diffusa dall'ufficio stampa del comune.
“A fronte di quanto pubblicato oggi dalla stampa riguardo al tragico evento che ha brutalmente strappato ai suoi affetti David Paternollo - scrive nella nota Bruno Paternollo -, la famiglia intende fare alcune precisazioni in merito.
Desidero che non venga infangata la figura di mio padre.
Vorrei solo che ci si limitasse ai fatti, a ciò che è accaduto, rispettando il dolore di noi familiari e di quanti erano vicini a papà.
Sono state invece pubblicate notizie imprecise, a volte del tutto inventate, sia sulla sua persona che sulla sua attività lavorativa.
Papà era una persona squisita, generosa, pronta ad aiutare tutti. Lavorava con l’obiettivo di dare ogni giorno tranquillità alla sua famiglia.
Circa due mesi fa, difese una persona che non conosceva senza alcuna esitazione.
Era per noi un pilastro, sempre pronto a consigliare noi figli sul da farsi. Era sempre presente, nella società che io e mio fratello dirigiamo ( non di sua proprietà, come scritto in alcune testate) con la sua esperienza ed i suoi suggerimenti.
Mi auguro che la giustizia sappia fare il suo corso. Noi non abbiamo nulla da nascondere e il nostro dolore si fa più intenso quando siamo costretti a leggere notizie che non fanno certo onore alla memoria di papà, come uomo e come lavoratore.
Parlare di regolamento di conti, di situazioni poco chiare, di precedenti contatti con il rapinatore o con il mondo del malaffare, significa ucciderlo una seconda volta”.