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Michele Pellecchia, l'omicida
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Pellecchia scortato dagli uomini della polizia
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L'arma del delitto
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Il taglierino usato nella colluttazione
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Il sangue sulla vetrina della sede della Tecom
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La sede della Tecom dove è avvenuto il deltto
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Gli uomini della volante che sono intervenuti non appena hanno sentito gli spari
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- Entra nella sede della Tecom col volto coperto e la pistola in pugno. Intima alla moglie dell’imprenditore David Paternollo di aprire la cassaforte. Poi la tragedia. Sono le ore 8,10, intanto gli studenti stanno entrando nelle due scuole del quartiere Pilastro.
Michele Pellecchia, poi, ordina a un collaboratore di Paternollo: “Buttati a terra o ti ammazzo!”.
Sentiti i rumori, interviene anche l’imprenditore Paternollo in difesa della moglie.
Nella colluttazione spunta una pesante taglierina di gradi dimensioni. Pellecchia, l’aggressore, e l’imprenditore si feriscono. Il rapinatore esplode quattro colpi. Uno arriva dritto al cuore di Paternollo e lo uccide.
Intanto la moglie dell’imprenditore e il collaboratore riescono a uscire in strada e gridare: “Rapina, rapina!”.
A quel punto intervengono, armi in pugno, due poliziotti di quartiere, uno a piedi l’altro con l’auto, che intimano a Pellecchia, uscito in strada anche lui, di fermarsi. Il malvivente scappa, sale sulla sua Polo verde. E fugge a tutta velocità. Da via Rossi Danielli, dove si trova la sede della Tecom, risale verso piazza della Rocca. Si fionda in via Cairoli e poi giù fino a via Faul, dove il malvivente abita e dove viene bloccato da due auto della Volante, coordinata da Alba Milioni.
La Polo viene speronata, Pellecchia scende e tenta ancora la fuga a piedi sempre brandendo la pistola che ha ucciso Paternollo.
Senza sparare un colpo, i poliziotti lo bloccano dopo un’altra colluttazione. Con il rapinatore che tira calci e pugni.
L’uomo, con una profonda ferita alla mano destra, viene portato al pronto soccorso di Belcolle, curato e poi interrogato dal Pm Paola Conti che conduce le indagini.
Per bloccarlo sono, alla fine, intervenute una ventina di agenti della Volante e della Mobile.
Una sequenza da film americano che si è svolta nella tranquilla Viterbo.
Al momento dell’irruzione nella sede della Tecom, negli uffici c’erano quattro persone: David Paternollo, la moglie, un collaboratore e una donna delle pulizie, che si trovava nel bagno e ha visto poco o nulla.
Paternollo è stato ferito sia dalla taglierina (al polso sinistro, alla mano destra e al capo) che da uno dei quattro proiettili, sparati con un modello 70 calibro 7,65 con matricola abrasa. Il sangue si è sparso sulle pareti e a terra degli uffici. L’imprenditore è stato portato al pronto soccorso, ma non c’è stato nulla da fare.
Pellecchia era già stato arrestato, come ha spiegato il questore vicario Vincenzo Cianchella nel corso della conferenza stampa, nel marzo del 2006 per la rapina al bar dell’ospedale di Orbetello. Rapina fatta con due complici, con la stessa dinamica di quella di ieri, con un bottino di 400 euro. I tre furono arrestati sull’Aurelia. I complici di Pellecchia erano uno di Civita Castellana e uno di Tarquinia.
La polizia sta anche indagando sulle due rapine alla tabaccheria di via Monte Bianco, avvenute nel febbraio 2006 e ad inizio 2008, per vedere se ci sono connessioni, visto che la dinamica sembra simile.
Le indagini, come detto da Cianchella, proseguono a 360 gradi.
Paternollo era titolare di una azienda che acquistava immobili messi all’asta. E questo potrebbe far supporre che il rapinatore ritenesse che negli uffici della Tecom ci fossero rilevanti somme di denaro.
Nel corso della conferenza stampa in questura, il capo della Mobile Fabio Zampaglione, ha delineato la dinamica della rapina.
Il capo della Volante, Alba Milioni, ha sottolineato la professionalità con cui è stata condotta l’operazione da parte dei poliziotti di quartiere e degli altri agenti che hanno bloccato il malvivente senza sparare un colpo.
Paternollo, 54 anni originario di Orvieto e vissuto anche a Civitavecchia, lascia la moglie e due figli, di 29 e 31 anni.
Pellecchia, 45 anni originario di Torre del Greco, è un usciere dell'assessorato ai servizi sociali del Comune e risiede a Viterbo da anni. Per lui l’accusa è di tentata rapina e omicidio volontario. Dopo l’interrogatorio è stato rinchiuso a Mammagialla.