Riceviamo e pubblichiamo - Cari amici, il governo della città di Viterbo da parte di Giulio Marini è di circa 8 mesi, ormai.
Un tempo certamente non breve, tuttavia sufficiente a fare assolutamente niente.
Non amiamo paradossi né le facili stilettate, ma essendo abitanti di questo piccolo capoluogo viviamo il quotidiano e troviamo inevitabile sottolineare come il nulla e il silenzio siano le caratteristiche principali dell’attuale amministrazione.
Il nulla operativo e il silenzio di chi all’indomani delle elezioni di aprile donava sorrisi e ottimismo.
Da aprile ad oggi Viterbo non è più pulita, non è meno trascurata, non è più attraente, non è più viva, non ha più impresa, non è più efficiente.
L’87esimo posto della classifica delle città d’Italia più vivibili conferma l’evidenza.
La cosa sarebbe superflua se non fosse che la propaganda del Pdl locale parlava di cambiamenti (nelle persone e nei modi), di trasparenza e partecipazione. Il cambiamento è stato travolgente, non c’è che dire. Una rivoluzione copernicana in piena regola.
La trasparenza ha solamente sottolineato che il Re è nudo. La partecipazione è tale che quando il Comune allestisce gazebo d’incontro con la cittadinanza se la suona e se la canta, nel deserto più grottesco.
Vedere la politica dei partiti cercare un dialogo con la gente comune è pressoché ridicolo.
La disponibilità economica di guidare media e propagande varie non può più militarizzare le menti delle nuove generazioni, under 30 che possono crescere liberi dalla dittatura del pensiero unico, del magma informativo guidato dalle lobbies dei numerosi conflitti d’interesse.
La razzia perpetrata alle casse statali da parte di una cerchia imbarazzante di politici e politicanti non cessa.
Continuano i privilegi e le ipocrisie.
La politica a Viterbo è il vuoto deflagrante, il girotondo dei soliti noti, un via vai di baruffe sterili, il cemento, l’ignoto.
Siamo talmente alla frutta che si litiga sul parco dell’Arcionello.
Pare di stare in classe, alle elementari, aspettando che la maestra si volti per sbeffeggiarsi l’un l’altro.
Intanto le persone normali, lavoratori e lavoratrici, padri e madri, studenti e disoccupati, pendolari e reietti, sopravvivono a tanto, colpevoli “solo” di aver legittimato con un voto (o un non voto) l’ennesimo sfascio locale.
Così, all’alba di una crisi economica difficilmente definibile nei modi e nei tempi ci chiediamo: perché se ne fregano questi signori con il sedere al caldo? Perché non pensano a come alleviare le ferite di coloro a cui chiedevano voti tra buffet e serate danzanti? O con la mente hanno già preso il volo? Senza nemmeno una pista di decollo…
Grilli Viterbesi