Riceviamo e pubblichiamo
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Marcello Meroi
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- Leggendo quanto affermato da Arnaldo Sassi nell’articolo “Arresti di serie a e di serie B” mi sento obbligato ad esprimere alcune considerazioni a titolo del tutto personale.
Conosco Sassi da anni e lo considero un professionista certamente capace ed autore di una conduzione della pagina locale del suo quotidiano che, almeno in termini di spazi conquistati ha raggiunto eccellenti risultati.
Continuo però a ritenere, a differenza di Arnaldo, che l’informazione dovrebbe avere stelle polari un po’ diverse dal “libero mercato” ed ammetto di provare un qualche imbarazzo nel rilevare che anche gli addetti ai lavori ritengano l’aspetto economico forse preminente rispetto agli altri.
Ma al di questo, ciò che più mi ha lasciato interdetto è la tesi sostenuta in tale intervento riportato da Tusciaweb.
Se non ho male interpretato, ma il pensiero esposto mi sembra assai chiaro, ci saremmo dovuti scandalizzare per le modalità dell’arresto di Lumumba a Perugia, così come, per le stesse motivazioni, lo abbiamo fatto per quello di Rotelli a Viterbo.
Il tutto ovviamente secondo la logica, immagino, del principio di innocenza che è costituzionalmente garantito nel nostro Ordinamento.
A Sassi ricordo sommessamente che Patrick Diya Lumumba fu tratto in arresto per essere stato denunciato da alcuni coimputati per minaccia, violenza carnale ed omicidio e che, anche per i garantisti più garantisti degli altri, la tipologia del reato eventualmente commesso dovrebbe comunque essere valutata con un minimo di sana oggettività.
Valutazione che si imporrebbe ancor più obiettiva soprattutto da chi, per scelta professionale e credo anche deontologica, ha il dovere di informare. Altrimenti, sostenendo certe improponibili equazioni, si può correre il rischio di sembrare più che attenti osservatori delle realtà locali, preconcetti sostenitori di tesi immutabili.
Detto questo credo che a Sassi non sfugga che tutti in Città, dal comune cittadino sino agli avversari politicamente più agguerriti di Mauro Rotelli, hanno ritenuto quella mano “paterna” che spingeva la sua testa nell’auto, una esagerazione ed una forzatura sotto qualsiasi profilo la si volesse giudicare, così come in maniera ineccepibile ribadito recentemente dall’Avvocato Bariliin un intervento di grande qualità.
Così come credo che Sassi non possa continuare ad ignorare che la domanda che tutti si fanno (e che magari una bella inchiesta potrebbe svelare), è perche a Viterbo come in ogni altra Città d’Italia, gli interrogatori di indagati ed imputati vengano regolarmente riportati, spesso virgolettati, sulla stampa sin dal giorno successivo alla loro verbalizzazione. O magari perché, in alcuni casi, la stampa, magari non tutta, conosca prima dei diretti interessati, notizie coperte da segreto.
Non credo che sia necessario ricordare ad Arnaldo, che da ottimo giornalista ha buona memoria, qualche caso che entrambi ricordiamo ancora bene…
Ed allora voglio con sincerità dire a Sassi, che personalmente mi scandalizzo dell’indegno schema mediatico in cui anche Lumumba, che credo e spero innocente, è stato trascinato da una informazione indegna di questo nome che ormai dilaga al soldo del dio (minuscolo) denaro, in spregio alla dignità delle persone; ma che altrettanto spero faccia lui davanti ad un tipo di utilizzo degli stessi mass media, soprattutto in materia di giustizia, che è offensivo oltre che della dignità di ciascuno di noi, anche della correttezza e della missione dovuta ad una libera e corretta informazione.
In barba al “libero mercato”.
Marcello Meroi