Riceviamo e pubblichiamo
- Avrebbe potuto e dovuto essere una festa.
Il giorno del riscatto per un gruppo di uomini veri che, al termine di un campionato vissuto tra gli stenti, riesce a conquistare all’ultimo tuffo il traguardo dei play off . Dopo una rimonta che ha avuto del prodigioso.
Una domenica di felicità per il manipolo di tifosi che si ostinano a seguire una squadra che il destino si diverte a maltrattare, facendola regolarmente finire nelle mani sbagliate.
L’occasione per riavvicinare alle maglie gialloblù una città distaccata e apatica. E però capace, nei momenti topici, di far sentire il calore del suo sostegno. Di riempire gli spalti di un Rocchi sempre più decrepito. E che nessuno vuole dirci quando sarà ristrutturato, quando saranno spesi i fondi regionali che se ne stanno a marcire nelle casse comunali da quasi due anni.
Invece la partita con il Taranto non sarà che una delle tante, inutili e avvilenti partite che la Viterbese è costretta a giocare dall’estate del 2004. Quella di un incredibile fallimento determinato dalla gestione Greco. E che le recenti vicende in cui è nuovamente coinvolta la Gea potrebbero e dovrebbero aiutare a chiarire. Mentre i fascicoli continuano a coprirsi di polvere seppelliti in chissà quale archivio.
La penalizzazione inflitta dalla Commissione disciplinare della Figc, su proposta del procuratore federale, ha messo a nudo nella sua interezza l’insipienza di una società capace di dispensare solo parole e mai fatti.
Non è che l’assaggio dell’ennesima batosta che aspetta la Viterbese, e la città di Viterbo, se le cose non verranno messe a posto nell’assemblea del 16 maggio. Un appuntamento che precede di appena due giorni un’altra data cruciale per le norme federali. Vale a dire quella del 18 maggio, che potrebbe essere la tappa di un nuovo deferimento e di una nuova umiliante penalizzazione. In attesa di qualcosa di che sarà tragicamente definitivo.
La partita di oggi con il Taranto avrebbe dovuto essere una festa. E invece ce l'hanno rovinata.
E’ da anni che le maglie gialloblù e quelli che le amano aspettano disperatamente, senza riuscire a incrociarlo, un presidente che sia un uomo di buona volontà. Guidato dal buon senso. Animato dal desiderio di far rinascere a Viterbo una voglia di calcio che si sta spegnendo come una candela.
Sergio Mutolo