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Il questore Miccillo |
- L'intervento del questore Miccillo, in occasione della celebrazione del 154esimo anniversario della fondazione della polizia, alla Domus la Quercia questa mattina.
“VICINI ALLA GENTE”
Autorità, graditissimi ospiti, signore e signori, ricorre oggi il 154° anniversario della costituzione della Polizia di Stato ed anche quest’anno e certamente non a caso il messaggio fondamentale della celebrazione è “Vicini alla Gente”. Sono 154 anni che la Polizia di Stato, attraverso modifiche ed innovazioni del proprio Ordinamento, è al servizio dei cittadini, facendo proprie identità e tradizione, pronta a recepire i cambiamenti che si verificano nel proprio interno e rispetto all’evoluzione sociale ed economica del Paese.
Essa ha garantito il mantenimento dell’ordine e della sicurezza pubblica nei difficili anni del dopoguerra, ha affiancato attività produttive e sociali in crescita, ha accompagnato i cittadini italiani in tempi densi di tensioni e di contrapposizioni, ha assicurato il mantenimento della legalità pagando in numerose occasioni un prezzo altissimo, con il sacrificio dei propri uomini e delle proprie donne.
Così, con impegno e determinazione, la Polizia di Stato è diventata riferimento primario della pacifica e serena convivenza della collettività, in tutti i territori, reali e virtuali, in cui si esprimono le attività e le occasioni di aggregazione di un Paese moderno come il nostro.
Oggi più che mai, pertanto, l’Istituzione Polizia di Stato si è assunta il compito di avvicinare ancor di più la propria attività ai bisogni specifici dei singoli cittadini, con modalità di impiego ispirate al contatto, alla vicinanza, al dialogo.
Gli obiettivi raggiunti sino ad oggi sul piano operativo ed organizzativo costituiscono una base di partenza, e non di arrivo, per l’ulteriore salto di qualità richiesto alla Polizia di Stato da una società avanzata, proiettata nell’era dell’informazione ed in cerca di una sicurezza mirata, proporzionata alle esigenze e professionalmente gestita. In tale ottica, affrontando in modo più puntuale argomenti di particolare interesse ed attualità, appare opportuno ricordare che la semplice lettura dei dati sulla criminalità reale mi riferisco al numero dei delitti denunciati non è più sufficiente a misurare il livello di sicurezza di una comunità civile. E’ chiaro, infatti, che oggi esiste sicurezza solo quando la gente si sente “sicura e tutelata”, quando la collettività si sente oggetto di una concreta e visibile attenzione verso le esigenze di vivibilità che le nostre strade, i nostri quartieri, ogni giorno, a gran voce, ci chiedono.
E’ lecito chiedersi dunque da dove arrivi questo senso di insicurezza. La risposta, pur nella sua grande complessità, può essere essenzialmente ricondotta ad un’unica questione: il disagio sociale. E’ il disagio sociale, che non è determinato solo dall’aggressione criminale, a far sentire i cittadini meno sicuri. L’aspirazione della gente a vivere libera dalla paura, ha dunque progressivamente ampliato la nozione di sicurezza, tanto che in essa rientrano ormai tutti gli eventi ed i fenomeni comunque in grado di incidere sulla tranquillità sociale. Questo senso di insicurezza è avvertito nelle città del nostro Paese. Esso è determinato, come anzidetto, non solo dal livello di criminalità ma anche, in percentuale consistente, da parametri di valutazione diversi che possono essere: individuali, collettivi, oggettivi e soggettivi, ambientali, psicologici, sociali, relazionali e culturali, tutti in vario modo correlati alla qualità della vita ed alla vivibilità delle realtà urbane. Una tale percezione di insicurezza non potrebbe altrimenti trovare giustificazione nel nostro Paese, dove i vari fenomeni delittuosi osservati in un ampio spettro mostrano generalmente un trend in diminuzione.
Solo così si può spiegare il perché, nonostante segnali positivi, la domanda di tranquillità proveniente dai cittadini rimanga certamente elevata, imponendo agli Organi deputati ad una risposta, una particolare attenzione ai profili di una serena vivibilità quotidiana.
Quale il rimedio individuabile per una siffatta situazione?
Le ipotesi di lavoro sono, come al solito, molteplici e, come sempre, occorre fare delle scelte. Scelte che impongono come presupposto necessario, in primo luogo, di riconoscere il limite fisiologico di una azione finalizzata soltanto a perseguire i responsabili di fatti penalmente rilevanti ed, in secondo luogo, a considerare imprescindibile la necessità di intensificare ogni attività di prevenzione che consenta di impedire e di attenuare fatti, circostanze e comportamenti, magari non rilevanti sotto il profilo penale, ma certamente idonei a suscitare disagio o allarme.
Se acquisiamo per vero come è vero tale presupposto, bisogna convincersi definitivamente a puntare tutto sulla prevenzione. Prevenzione che, dico chiaramente, non può essere compito esclusivo delle Forze di Polizia.
Una seria attività di prevenzione, perché sia avvertita come fattore di stabilità sociale, deve vedere coinvolti tutti i soggetti, pubblici e privati, che in qualche modo possono contribuire a rendere più sicuri i territori, reali e virtuali, in cui vivono e lavorano i cittadini. Fare prevenzione oggi significa poter bonificare qualsiasi territorio da rischi, reali o presunti, e realizzare su quei territori condizioni ambientali che ingenerano in chi vi abita un diffuso senso di fiducia. Non più “militarizzazione” del territorio dunque, ma “integrazione” sul territorio secondo nuovi modelli operativi riconducibili al sempre più attuale concetto di polizia di prossimità, con l’obiettivo di avvicinare le istituzioni al cittadino, per comprenderne meglio le sue esigenze e per individuare, possibilmente con la partecipazione attiva degli interessati, le soluzioni da loro stessi condivise e quindi più utili ed opportune. La polizia di prossimità deve rappresentare un modo di pensare e di operare, orientato verso la gente, fondato su un lavoro comune, finalizzato ad ottimizzare in termini di efficacia, di efficienza e di immagine il livello di sicurezza e di ordine pubblico, attraverso una migliore conoscenza reciproca, una concertazione ed una corresponsabilizzazione fra polizia e cittadino.
Più vicini alla gente dunque, più comunicazione, per migliorare insieme la qualità della vita. E’ questa la risposta che il Dipartimento di Polizia, attraverso le varie Questure d’Italia, intende dare alla collettività.
In questo quadro sono tante le iniziative individuate. Oltre al Poliziotto di Quartiere di cui in altre circostanze si è già abbondantemente parlato, sono stati avviati nuovi moduli operativi. Tra gli stessi - ultimo in ordine di tempo - particolare risalto assume l’istituzione del “Commissariato on-line”. Un Commissariato virtuale dove, per via telematica, è possibile denunciare un reato o chiedere informazioni e consigli ad esperti della Polizia direttamente da casa, collegandosi tramite il proprio computer ad un apposito sito il cui logo, quello ormai ben noto del 113, comparirà nelle pagine di ben otto portali.
Avvicinandoci, ora, in modo più immediato, alla realtà che ci riguarda da vicino, quella della nostra provincia, viene istintivo affermare, e non potrebbe essere diversamente, che è intenzione di chi vi parla seguire, in modo totale, la filosofia della polizia di prossimità indicata dal Dipartimento della Pubblica Sicurezza e che, con una breve disamina, ho cercato in qualche aspetto di chiarire. In questo quadro, e prima di ogni altra indicazione ritengo doveroso affermare subito, con riferimento ad alcuni recenti episodi di particolare gravità ai quali è stata data una connotazione politica, che a Viterbo non vi è stata e non vi sarà mai, per fatti simili, nessuna tolleranza. I responsabili dei fatti ai quali mi riferisco sono stati individuati e perseguiti. Nei loro confronti, a seguito di puntuali segnalazioni delle Forze di Polizia, sono stati adottati adeguati provvedimenti dalla Magistratura. Per alcuni di essi sono state altresì emesse opportune misure di prevenzione.
Viterbo è sempre stata e deve continuare ad essere una città dove il confronto dialettico è l’unica via concepita e non sono previste, nè ora nè mai, soluzioni diverse.
Ciò posto è con particolare piacere che segnalo alla vostra attenzione i risultati ottenuti quest’anno nei vari settori Questura e Specialità in cui la Polizia di Stato esplica la sua attività. Non procedo per questioni di tempo alla elencazione di indici e percentuali ma non posso esimermi dall’effettuare alcune brevi riflessioni.
La prima, di particolare importanza, è che il risultato conseguito deve essere attribuito in primo luogo alla gente di Viterbo e della sua provincia, per natura vicina alle Istituzioni e mai pretenziosa oltre il limite, nonché, subito dopo, alla straordinaria sinergia tra le Istituzioni; una sinergia che presuppone confronti quotidiani, scevri da finalità ideologiche, finalizzati sempre e soltanto all’interesse e al bene della cittadinanza.
Passo ora ad esaminare alcuni aspetti specifici dell’attività di Polizia svolta nell’ultimo anno:
· TERRORISMO INTERNAZIONALE ED INTERNO
E’ continua ed incessante l’attività di controllo e di monitoraggio effettuata dal personale della DIGOS nei confronti di soggetti ritenuti a rischio. Particolare attenzione viene dedicata ai c.d. phonecenters ed internet-points dislocati nella provincia, che possono costituire talvolta punto di interesse, data l’elevata frequentazione da parte di cittadini extracomunitari. E’ evidente la necessità di mantenere alta l’attenzione, per evitare che un possibile attacco terroristico, come purtroppo già accaduto in alcune capitali europee, possa trovare il nostro Paese impreparato. Colgo l’occasione, parlando di questo argomento, per salutare il Dott. Magdi Allam, che ha voluto essere qui tra noi per dimostrarci il suo affetto e la sua considerazione. Egli non necessita di alcuna presentazione data la sua notorietà. Di lui mi piace solo evidenziare l’impegno ed il contributo che costantemente offre nella ricerca di un valido equilibrio tra la civiltà islamica e quella occidentale.
Per quanto concerne gli aspetti del terrorismo interno sono sempre attuali gli sforzi investigativi per individuare altri appartenenti a varie formazioni terroristiche. Allo stesso modo notevole attenzione viene riservata all’ambiente anarco-insurrezionalista che, come noto, ha nella provincia di Viterbo uno dei più importanti capisaldi, numericamente concreto e particolarmente attivo. Tutte le iniziative di movimenti vicini agli estremisti, che potrebbero destare preoccupazione, sono comunque oggetto di adeguata attenzione.
· CRIMINALITA’ ORGANIZZATA
Si è parlato con una certa insistenza di tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata ma, francamente, mi sento in dovere di precisare che la costante attività di monitoraggio svolta sul territorio dalla Polizia di Stato, unitamente ad altre Forze di Polizia, non ha rilevato la presenza di forme di criminalità diversa da quelle alle quali, come dire, siamo da tempo abituati. E’ nota peraltro la presenza nella bassa Tuscia di personaggi legati a varie famiglie dedite ad attività illecite. Posto che il loro insediamento non è recente, - sono decenni che vi risiedono, - la loro attività è oggetto di continua attenzione investigativa. Esiste - anche se per nostra fortuna in modo non rilevante il fenomeno degli stupefacenti e della prostituzione. Le operazioni di polizia giudiziaria, svolte in quella direzione dalla Squadra Mobile, sono state tante e con risultati di tutto rilievo, che ci consentono di poter affermare, nel complesso, che la situazione è accettabilmente sotto controllo. Uno sforzo costante ed estremamente impegnativo viene posto in essere anche nel campo della microcriminalità che tanta preoccupazione suscita nella cittadinanza. Leggendo i dati statistici emerge, seppure con qualche discrasia, un sostanziale equilibrio nella perpetrazione dei reati tra il 2004 ed il 2005. Equilibrio che deve essere letto certamente in chiave positiva, tenuto conto:
- primo, che nel crescente numero di cittadini stranieri presenti nella provincia, tra tantissima gente onesta, esiste una discreta percentuale, composta per lo più da clandestini, dedita a delinquere e che costa non poco cercare di arginare;
- secondo, che la città e la provincia si evolvono e tale evoluzione comporta un correlato sviluppo della delinquenza anche locale, oltrechè di quella proveniente principalmente da Roma.
Su questo punto non posso fare a meno di soffermarmi ancora un momento. Un momento che intendo utilizzare per sollecitare non solo la collaborazione delle vittime del reato, senza la quale gli investigatori difficilmente possono operare, ma per richiedere anche una azione di coinvolgimento della cittadinanza stessa, delle associazioni dei commercianti, artigiani e industriali, di tutti, affinché venga veicolizzato il messaggio che la sicurezza, in ogni settore, appartiene a tutti e tutti devono dare il loro contributo, in termini di testimonianza, per una città sicura, da vivere a tempo pieno e senza alcun timore.
· IMMIGRAZIONE LEGALE E CLANDESTINA
Gli stranieri regolarmente soggiornanti a Viterbo e provincia ammontano a oltre 15.000 unità. Degli stessi solo 1182 sono i comunitari. I motivi principali del soggiorno sono per lavoro e, subito dopo, familiari. Sono stati adottati nel corso del 2005, circa un migliaio di provvedimenti di espulsione. La comunità etnica che ha un maggior numero di persone sul territorio è quella rumena, seguita da quella albanese. In un contesto certamente non facile, dove è provata l’esistenza dei legami che intercorrono tra il traffico di clandestini, la criminalità organizzata ed il terrorismo, al di là delle valutazioni circa l’efficacia della legge Bossi Fini che non competono di certo a me, ho piacere ad evidenziare che la Questura di Viterbo svolge il proprio lavoro nel modo migliore possibile, coniugando, nel rispetto delle norme la necessaria umanità e la dovuta fermezza. Con un eccellente lavoro di squadra sono stati decisamente abbattuti i tempi di consegna delle richieste di rilascio e di rinnovo dei soggiorni. Dai 3/4 mesi di un anno fa siamo attualmente intorno ai 15/20 giorni circa.
E’ stato altresì creato, recentemente, sul sito della Questura di Viterbo anche uno spazio dove i cittadini stranieri possono acquisire tutte le notizie di interesse e verificare se il proprio soggiorno è pronto per essere ritirato.
· ORDINE PUBBLICO
Con sincerità penso di poter affermare che grazie al buon senso di tutte le componenti della realtà civile ed economica della provincia, - intendendo con ciò la parte industriale, la parte sindacale, movimenti e partiti politici oltrechè, ovviamente, le realtà istituzionali, - non abbiamo motivi di preoccupazione.
Abbiamo ben garantito un diritto fondamentale sancito dalla Costituzione della Repubblica Italiana, di cui ricorre e lo sottolineo con particolare forza - quest’anno il 60° anniversario.
Tutte le manifestazioni programmate ed autorizzate, comprese quelle sportive, si sono svolte con grande senso di responsabilità, trovando in ciò forte sostegno non solo nell’attività encomiabile svolta con equilibrio dall’ufficio di Gabinetto della Questura, ma certamente nello slancio e nella propensione verso una giusta ed equa mediazione evidenziata dal Sig. Prefetto della Repubblica, Dott. Alessandro Giacchetti.
Gli argomenti appena trattati, gentilissimi ospiti, sono certamente quelli di maggiore interesse e che, senza voler togliere importanza ad altre attività, meritano a mio avviso un approfondimento.
Al di là di ogni altra considerazione sulle attività che la Polizia di Stato segue, che, ribadisco, pure sarebbero necessarie, intendo ora manifestare il mio più elevato riconoscimento a tutto il personale della Questura, dall’Anticrimine alle Volanti, dall’Amministrativa all’Ufficio Personale, dalla Sala Operativa alla Polizia Scientifica, dall’Ufficio Sanitario alla Zona Telecomunicazioni, oltrechè naturalmente agli appartenenti al Commissariato di Tarquinia, nessuno escluso. Analogo riconoscimento va alle Specialità della Polizia Stradale, Ferroviaria e delle Comunicazioni che con la loro quotidiana abnegazione ed il loro impegno contribuiscono all’ordinato svolgimento della convivenza civile. Il loro apporto si concretizza per lo più nelle tante incombenze di ogni giorno, che vanno dalla vigilanza ferroviaria al controllo delle strade, ed alle quali solo per una sopravvenuta abitudine non facciamo nemmeno più tanto caso, ma semmai non dovessero esserci ne avvertiremmo immediatamente l’assenza. Non manco ovviamente di ricordare la Polizia delle Comunicazioni specie per la meritoria opera di controllo della rete informatica dove, è noto, esistono serissimi pericoli, specie per i più piccoli.
A tutti i Funzionari, al personale della Polizia di Stato ed ai dipendenti dell’Amministrazione Civile dell’Interno che ogni giorno, fianco a fianco, con grande partecipazione e spirito di sacrificio collaborano con noi, voglio dire il mio personale sentito grazie, ricordando che tutti i progetti, tutte le pianificazioni, tutti gli intendimenti che ritengo di attuare, senza il loro aiuto, la loro presenza, il loro impegno, resterebbero solo buone intenzioni; grazie, sinceramente grazie.
Eccellenza Reverendissima Vescovo Chiarinelli, Sig. Prefetto, Sig. Direttore Interregionale, Autorità tutte, gentilissimi ospiti e scolaresche presenti, mi avvio alla conclusione. Conclusione che prevede, come d’uso, saluti e ringraziamenti. L’elenco è lungo ma è doveroso e veramente sentito. Sentito, perché è concretamente tangibile il clima favorevole, positivo, che personalmente avverto, non solo nei miei confronti ma soprattutto nei confronti dell’Istituzione che rappresento.
Con molto piacere quindi saluto S. E. il Vescovo per la sua, mi permetta di dirlo, affettuosa vicinanza, che non trascura mai di dimostrarci, come anche oggi con il suo pregnante intervento.
Il Sig. Prefetto per la disponibilità, l’accortezza, l’attenzione che denota in ogni circostanza.
Il Sig. Direttore Interregionale che, per la prima volta, in rappresentanza del Sig. Capo della Polizia, ha scelto la nostra provincia per testimoniarci la vicinanza e tutto l’appoggio possibile da parte del Dipartimento della Pubblica Sicurezza.
Il Sig. Sindaco ed il Sig. Presidente della Provincia, che saluto caramente, per la loro professionalità di amministratori sempre attenti verso le nostre istanze e, lasciatemelo dire, per la stima che provo nei loro confronti.
Ai Parlamentari, all’Autorità giudiziaria nelle persone dei Presidenti del Tribunale e dei Procuratori di Viterbo e Civitavecchia, a tutte le altre Autorità, civili e militari, che hanno voluto onorarci con la loro presenza.
Certamente non dimentico tutti i rappresentanti delle altre Forze di Polizia con i quali, al di là dell’amicizia sincera, condivido quotidianamente apprensione per le continue scelte che si rendono necessarie fare per il buon andamento dell’ordine e della sicurezza pubblica.
Il mio saluto alla stampa, cui va un sincero ringraziamento per esserci costantemente vicini sostenendoci nella battaglia di legalità con un’arma sicuramente vincente, la penna; grazie per la vostra collaborazione costruttiva che si estrinseca in stimoli e, talvolta, suggerendo adeguate soluzioni.
Infine le Organizzazioni Sindacali, della Polizia di Stato e dell’Amministrazione Civile dell’Interno. A loro porgo il mio saluto ed il mio invito a mantenere, - così come è - sempre elevato il dialogo esistente, con spirito costruttivo, certamente foriero di soluzioni idonee e di eccellenti risultati.
Il mio pensiero ai Facchini di S. Rosa, che attendo di vedere nel settembre prossimo nella loro annuale impresa in onore della Protettrice di Viterbo, ed ai miei carissimi poliziotti della Associazione Nazionale; la nostra storia, la nostra memoria, quella vera, vissuta per strada, testimoni di tanti fatti di vita, bellissimi e con tanta umanità talvolta, e bruttissimi, anche soltanto nel ricordo, in altre occasioni. A loro le mie congratulazioni anche per la medaglia d’argento al V. C. recentemente conferita alla loro bandiera e la mia particolare simpatia oltre il ringraziamento per quanto ancora fanno per noi, con la coscienza che oltre il nostro passato essi costituiscono, paradossalmente, anche il nostro futuro.
Saluto altresì tutti i rappresentanti delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma ed, infine, invio un commosso ricordo a tutti i Caduti della Polizia di Stato che, con il sacrificio della loro vita, hanno dato prestigio ed onore alla Istituzione.
Essi, insieme a tutti i nostri eroici ragazzi che hanno perso la vita in questi ultimi tempi in terra straniera, in questo giorno che avremmo voluto di gioia ma che così non è - certamente meritano il primo posto nei nostri ricordi e nella nostra attenzione.
Raffaele Miccillo
Questore di Viterbo