- Amore, politica, commozione e colpo di scena finale alla Carramba che sorpresa.
C'è stato di tutto ieri alla festa del neo senatore Laura Allegrini, per ringraziare gli elettori di An dei voti ottenuti. Appuntamento alla Fiera di Viterbo, ore 18.30. L'ospite d'onore è Francesco Storace e stavolta non manca. "Avevo promesso a Laura - spiega - che la prima uscita a Viterbo dopo il voto l'avrei fatta con lei". Ecco spiegata l'assenza all'incontro di due settimane fa, organizzato dal commissario di An Soggiu. Questione d'esclusiva.
Ma la sorpresa più grossa arriva alla fine. Quando ormai nessuno ci sperava più, fanno il loro ingresso il sindaco Giancarlo Gabbianelli, Mario Soggiu, Maurizio Federici e Massimo Gemini, Enrico Contardo. E come d'incanto, la festa di Laura si trasforma nella festa di An. Tutti insieme, felici. Pace fatta. I sorrisi sembrano sinceri. E pure i commenti di Storace: "Soggiu - precisa - è un valore aggiunto per la destra, il sindaco Gabbianelli è un amico". La Carrà non avrebbe saputo fare di meglio. Peccato che manchino Meroi e Bonatesta.
Ad aprire l'incontro nella sala superiore del centro espositivo era stata la neo senatrice, che ispirata dall'odore dei salumi del vicino catering, ha parlato alle più di duecento persone presenti, facendo da apripista per Francesco Storace. L'ex ministro della Sanità ha confessato di non essersi ancora abituato all'appellativo di senatore, dimostrando di avere almeno in comune una cosa con Michele Bonatesta. Il non facile adattamento alla nuova situazione.
Sull'ex parlamentare di An, sollecitato, Storace risponde. "Bonatesta da un po' di tempo dice cose insensate - dice Storace -. Pensa di avere subito un torto, non essendo stato ricandidato in posizione utile. Invece è stato Fini a chiedere il ricambio dei gruppi parlamentari. Di tutti. Adesso sta facendo una campagna squallida, attaccando me per finire sui giornali. E' un atteggiamento che ha poco di amichevole. Ma è lui che ha dei problemi".
Sul palco, l'analisi politica parte da Scalfaro. "Non rappresenta l'antico - sostiene Storace - che è sinonimo di saggezza, ma il vecchio. Leggere un nome per un altro è stato un episodio vergognoso". Luxuria. "Le scelte sessuali non si discutono - continua il senatore - ma vorrei chiedere a quel sacerdote di Tuscania che ha votato per Vladimir Luxuria, che idea ha della famiglia. Di certo non la nostra". Interpellato a parte, Storace ha precisato che il sacerdote ha indicato di voler votare a sinistra e non Rifondazione, che ha candidato Luxuria. Ma in base alla proprietà transitiva, per il senatore è la stessa cosa.
Poi il pericolo rosso al Quirinale. "Se D'Alema sarà eletto capo dello Stato - dardeggia Storace - saluterà dicendo compagni e compagne e non italiani ed italiane. Il giorno della sua elezione, se dovesse avvenire, sotto il Quirinale arriverebbero a festeggiare militanti con le bandiere rosse, segno della spaccatura che creerebbe nel paese un tale presidente".
Quindi la Regione: "Ci siamo presi la rivincita - osserva Storace - nel Lazio abbiamo vinto. Senza Laura, in Regione oggi non c'è nessuno a difendere gli interessi del viterbese".
Un triplice grazie chiude il suo intervento. Applausi. La festa continua. Si mangia. E si ascolta musica. Sul palco due cantanti intonano successi di Nomadi, Fiorella Mannoia, Santana. Artisti non proprio di destra. Sabotaggio, o la lunga mano rossa di D'Alema sta già cominciando a colpire?