Senza Filtro - Leggo, sulla stampa locale, le dichiarazioni di Rosetta Virtuoso, del direttivo comunale di FI.
Bene, anzi male, ad essere benevoli mi sembra soltanto un mero esercizio di "processo alle intenzioni": ma dov'è finito il possibilista "proviamolo, poi semmai lo cacciamo con un calcio nel didietro..." di Ivazanicchiana memoria?
Applicabile solo in un senso, ovviamente!
A dieci giorni dall'insediamento del nuovo governo già si declama ".... aridatece er puzzone!"
Sulla base di quale consuntivo si identifcano le ragioni di nostalgia del passato governo da parte dell'Italia produttiva, borghese, moderata, pragmatica? (cfr. l'editoriale di E.S. - la Repubblica 28-5-06).
Ebbene, sono note le seguenti cose:
- Il governo Berlusconi ricevette dal governo precedente una pubblica finanza con un deficit di 3.1 sul Pil. Leggermente al di sopra dei parametri di Maastricht; nei mesi pre-elettorali del 2001 aveva un po' allargato i cordoni della spesa. Dopo cinque anni d'un governo munito d'una schiacciante maggioranza parlamentare il deficit nel 2006 è certificato dalle autorità europee a 4.2; la Ragioneria dello Stato lo posiziona a 4.4; il nuovo ministro dell'Economia teme che arriverà ancora più in su (4.8?) quando saranno stimati con esattezza i disavanzi delle Ferrovie, delle Poste e dell'Anas.
- Nel 2001 l'avanzo primario del bilancio ammontava a 4.5, più di 50 miliardi di euro in cifra assoluta. Dopo cinque anni si colloca mezzo punto sotto allo zero.
- Il debito pubblico negli ultimi due esercizi è aumentato di oltre 2 punti; si prevede un aumento ulteriore nel 2007. La conseguenza è che le agenzie di rating minacciano di declassarlo. La Banca centrale europea ci chiede una manovra bis di 7 miliardi entro giugno per rassicurare i mercati e ci fa notare che il debito pubblico espresso in euro riguarda l'intera Eurolandia.
- La spesa pubblica corrente è aumentata nel quinquennio di circa 3 punti di Pil.
- Le infrastrutture, cavallo di battaglia del Cavaliere, sono ferme al palo per mancanza di fondi e la loro insufficienza è strettamente inerente alla declinante competitività del sistema imprendito
Questi indiscutibili dati di fatto sono paradigma consuntivo dei cinque anni del trascorso governo, ma si dovrebbero ancora aggiungere le mancate liberalizzazioni dei mercati, il mancato snellimento dei processi civili e penali ed anzi il loro ulteriore appesantimento, il fallimento della politica dell'immigrazione, nonché il completo fallimento della riforma fiscale a pioggia attraverso la riduzione priva di risultati delle aliquote Irpef.
Il governo di centrodestra non è stato né liberale né liberista, su questo punto sono tutti d'accordo a cominciare da Tremonti. Ha abbassato la pressione fiscale dello 0.7 per cento in cinque anni. Cioè nulla. Però non ha regolato il mercato. Ha condonato ogni sorta di elusione o di evasione fiscale e contributiva.
No, no ci teniamo"Mortadella" (scusa Romano)
Luigi Destro (webmaster www.dsvt.it)