Senza Filtro - “Il metodo introdotto dalla delibera della giunta comunale di Viterbo n. 205 del 21 aprile scorso, con la quale l’amministrazione comunale di Viterbo chiede, per l’anno 2006, alle imprese un reintegro degli importi già versati a seguito di un aumento pari al 30% dell’imposta comunale sulla pubblicità non ci piace” tuona Franco Boccolini, presidente provinciale dell’Ascom.
“La richiesta del Comune parla di conguaglio! Ma quale conguaglio? Ma se le imprese all’inizio dell’anno hanno pagato l’importo per tutto il 2006, mi domando piuttosto quanto etica sia la richiesta di oggi! Un aumento del 30% non è uno scherzo, ma uno scherzo sembra il metodo (quantomeno nella curiosa “tecnica dell’a-posteriori” utilizzata) con cui si richiede tale integrazione. E poi che tempestività: il provvedimento cade in un delicato periodo di indiscutibile difficoltà economica, in cui le imprese stanno valutando in quale direzione poter effettuare tagli della spesa, e la pubblicità è essenziale ai fini della visibilità aziendale…”
“Per ora suggeriamo a chi abbia ricevuto gli avvisi del Comune di sospendere i pagamenti in attesa di chiarimenti. Stiamo, infatti, valutando coi nostri legali - conclude il presidente - di impugnare il provvedimento, quantomeno sull’applicabilità dello stesso nell’anno corrente; infatti, la Legge 448/2001 stabilisce all’art. 10, comma 1 che “le tariffe dell’imposta sulla pubblicità e del diritto sulle pubbliche affissioni sono deliberate entro il 31 marzo di ogni anno e si applicano a decorrere dal 1° gennaio del medesimo anno” e che “in caso di mancata adozione della deliberazione, si intendono prorogate di anno in anno” e se ciò non bastasse, lo “Statuto del Contribuente” rincara la dose precisando che “relativamente ai tributi periodici le modifiche introdotte si applicano a partire dal periodo d’imposta successivo a quello in corso alla data di entrata in vigore delle disposizioni che lo prevedono”.