Riceviamo e pubblichiamo
- Da Viterbo non arrivano notizie, in chiave gialloblù. Si è soliti dire niente nuove buone nuove. Non è certo questo il caso. Sarebbe necessario come il pane arrivare a determinazioni che invece latitano. La situazione societaria si trascina dunque, quasi straccamente, verso il baratro.
Il collegio sindacale, dopo l’iniziativa dell’assemblea convocata il 16 maggio per arrivare alla ricapitalizzazione, sembra diventato uccel di bosco. Come se le norme del codice civile, in ambito societario, fossero valide dieci giorni e non più oggi. I soci viterbesi di minoranza, nonostante il loro prestigio, lasciano fare. Si guardano bene dall’assumere iniziative più o meno eclatanti. Il fantomatico acquirente, il gruppo Tosinvest di cui si è parlato fino alla nausea, si è defilato alla grande.
Se mai è stato davvero interessato.
Né qualche baldo cronista viterbese ritiene utile attivarsi, per acquisire direttamente alla fonte i dati necessari a conferma o meno di tale ipotesi. Del presidente Pecorelli si sono, in pratica, perse le tracce. Se pure la Viterbese ce la farà a iscriversi alla C2, non è chiaro da quale base organizzativa potrà mai ripartire.
Intanto i giocatori sono sul piede di guerra. Attendono la scadenza del 30 maggio per vedere se riusciranno finalmente a incassare le spettanze maturate da mesi e il cui saldo è stato promesso un numero infinito di volte. Forti di un anonimato che caratterizza da sempre il mondo pallonaro, avrebbero dichiarato in merito al loro controverso rapporto con Pecorelli “Ora vedremo come se ne verrà nell’incontro del prossimo 30 maggio.
Se farà ancora storie, stavolta non cederemo. Nessuno di noi firmerà la ricevuta liberatoria, sebbene con grande rincrescimento perché, così facendo, ben sappiamo che per la Viterbese potrebbe voler dire mancata iscrizione al campionato di C2 e, al 90 per cento, un nuovo fallimento. Molti di noi hanno moglie, figli.
Già abbiamo dovuto sopportare sacrifici notevoli visto che nell’arco del campionato avremo sì e no percepito il 20% di quanto ci spettava. Speriamo che i tifosi, che ci sono stati sempre vicini, si rendano conto come sia giunto per noi il momento di tutelare i nostri interessi". Certo che, se si fossero mossi prima anche loro, non sarebbe stato meglio per tutti?
Le inchieste sul calcio si moltiplicano. La vecchia Viterbese, quella fallita nel 2004, sembra esserci dentro fino al collo. Assume, sempre più, il ruolo di parte lesa. E però non accade nulla di nulla, nemmeno su questo versante.
Le istituzioni non si muovono. Su questo come su tutti gli altri ambiti che riguardano le cose gialloblù e dintorni (l’appalto del Rocchi docet) si sono elegantemente defilate. Se qualcuno sta facendo qualcosa, ciò avviene talmente sotto traccia che davvero nessuno riesce ad accorgersene. E così anche loro si preparano ad accompagnare verso l’inevitabile deriva una navicella che fa acqua da tutte le parti.
Così è la vita. Il disinteresse, l’apatia e l’indifferenza la fanno da padroni. Spengono il sacro fuoco che tiene ancora in vita la passione di pochi. Si aspetta che anche gli ultimi dei mohicani, e noi siamo tra questi, mollino tutto. Per sfinimento, per disincanto e per chissà quali altre personali motivazioni.
Se queste sono le opache premesse dello scatto morale di cui il sistema Italia avrebbe bisogno per risollevarsi, non c’è che dire siamo messi proprio male. Come scriveva Remarque, niente di nuovo sul fronte occidentale.
Sergio Mutolo