- “Non è vero che esistono problemi per il pagamento degli stipendi ai giornalisti del Corriere di Viterbo. E’ vero invece che, per il pagamento dello stipendio dell’ultimo mese, si sono verificati dei ritardi a causa del passaggio di gestione della testata”.
Così il caporedattore del Corriere, Evandro Ceccarelli, dopo la lettera a Tusciaweb del caporedattore del Messaggero, Arnaldo Sassi.
Cosa è accaduto, per la precisione?
“Da poco più di venti giorni la gestione della testata Corriere è passata dalla società Eq (Editoriale quotidiani), che fa capo a Donati, alla società Iel (Iniziative quotidiani locali), che fa capo al gruppo Barbetti. Sottolineo: passaggio di gestione e non di proprietà della testata, come invece ha scritto il collega Sassi. Nell’ambito di questo passaggio, che ha comportato, come si può facilmente intuire, cambio di uffici amministrativi, scambio di consegne e anche qualche contenzioso gestionale tra le due società, si sono verificati dei ritardi tecnici. Tutto qui”.
Lo stipendio dell’ultimo mese sarà regolarmente pagato?
“Certo, per la precisione, come da accordi con gli organismi sindacali del Corriere, sarà pagato il 5 giugno prossimo. Con un ritardo appunto di circa venti giorni rispetto alla norma. Non capisco da dove possano essere nate le voci che sembrano aver tanto ‘preoccupato’ Sassi. Il quale infatti, se avesse chiesto al sottoscritto, avrebbe ricevuto tutte le rassicurazioni del caso. Ho l’impressione continua Ceccarelli che da parte del Messaggero si sia voluto un po’ strumentalizzare questa vicenda a fini di marketing. Insomma si è cercato di far passare l’idea di una difficoltà del Corriere per gelosia. E’ ormai da qualche anno che il Corriere, per copie vendute, è il primo quotidiano della città e della provincia. Questo forse può dar fastidio. Dirò di più: attualmente il Corriere - se dal Messaggero vengono scorporate le copie dell’edizione romana vendute nella Tuscia - vende circa il trenta per cento in più del Messaggero”.
Cosa cambia con la nuova società di gestione?
“Praticamente nulla da un punto di vista della qualità dell’informazione e del potenziamento del prodotto. Anzi, la nuova società, come comunicato al Cdr, investirà ancora di più. La dimostrazione di quanto dico sono le assunzioni fatte negli ultimi due giorni nelle sedi di Perugia, Arezzo e Rieti. Sono stati assunti tre giornalisti nuovi. Inoltre, è stato già potenziato il parco collaboratori. Credo che il Corriere sia l’unica azienda ad assumere in questo particolare periodo di difficoltà per l’editoria italiana. Mi risulta che altrove, Messaggero compreso, si invogliano invece i prepensionamenti. Questo a dimostrazione di un prodotto, quello del Corriere, in continua espansione in tutti i territori dove è presente la testata: Umbria, Lazio e Toscana”.
E sugli scioperi. Perché il Corriere non ha mai scioperato durante la vertenza per il rinnovo del contratto nazionale? Forse perché l’editore Donati rappresenta gli editori nelle trattative con la Federazione nazionale della stampa?
“Altra inesattezza. Al Corriere ci sono stati giornalisti che hanno scioperato e giornalisti, come il sottoscritto, che non l’hanno fatto.
Dire che il Corriere non sciopera è irrispettoso verso coloro che invece questo diritto l’hanno esercitato. Personalmente mi assumo tutte le responsabilità dell’uscita in edicola del Corriere durante i giorni di sciopero.
Mi spiego meglio: ha ragione Sassi a difendere il diritto allo sciopero, in linea generale condivido anche io questo principio, ma personalmente, d’accordo con la direzione, ho invece deciso di lavorare in quei giorni perché conscio della necessità di non mettere a repentaglio il mercato di un quotidiano locale. Il quale, proprio per l’essere locale e per l’avere quindi un mercato limitato, è più debole delle grandi testate nazionali. Tutto qui.
Solo una questione di marketing, che ho condiviso con la direzione, l’azienda e che in ultima analisi e volta alla salvaguardia dei posti di lavoro. E questo a prescindere dalla posizione di primo piano che Donati riveste nella vertenza per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro”.