Sport - Viterbese - Stadio
E se il sogno del nuovo Rocchi svanisse,
di chi sarebbe la responsabilità?
di Sergio Mutolo
22 maggio 2006 - ore 1,40
Senza Filtro - E pensare che i due progetti in corsa per il sospirato risanamento del Rocchi sarebbero entrambi davvero attraenti.
La capienza dell’impianto verrebbe elevata a circa 7mila posti - tutti a sedere e tutti numerati - ampliabili fino a 10mila mediante l’utilizzo di strutture modulari. Ciascuno dei settori avrebbe un proprio ingresso, con dotazione autonoma di servizi igienici e di sevizio bar. Previsti anche i tornelli, obbligatori a seguito della recente normativa in materia di sicurezza degli stadi. Rifatti gli spogliatoi e la sala stampa. La Viterbese potrebbe finalmente disporre all’interno dell’impianto ristrutturato, risolvendo un annoso problema logistico, di locali a uso ufficio degni di questo nome.
Abbiamo usato il condizionale. Ciò in quanto, anche se la commissione tecnica preposta ha ormai esaurito il suo compito e prescelto la società vincitrice dell’appalto tra le due concorrenti, però c’è un però.
Incombe infatti il concreto pericolo che la società esclusa, la quale avrebbe peraltro già chiesto di visionare gli atti, si determini a inoltrare ricorso avverso l’esito dell’asta per l’aggiudicazione dell’appalto.
La ragione di tale atteggiamento sarebbe da ricercarsi nelle norme del bando di gara, che nella fattispecie non sarebbero state rispettate alla lettera.
La commissione avrebbe infatti avuto l’obbligo, secondo i termini previsti, di comunicare i punteggi acquisiti nell’arco delle varie fasi nelle quali essa era stata suddivisa. A partire dalla valutazione dei requisiti tecnici, con stesura di una prima graduatoria da comunicare alle parti, il che non si sarebbe verificato. Proseguendo con l’apertura delle buste relative alla parte economica, con stesura di una seconda graduatoria aggiornata, mentre pare che nella circostanza le parti non fossero presenti.
Fatto sta che, trascorsi ormai quasi due mesi dalla decisione, i funzionari dei settori lavori pubblici e affari generali del Comune non sono riusciti ancora a trovare un accordo su chi debba essere il materiale firmatario dell’aggiudicazione provvisoria dell’appalto.
Va sottolineato il fatto che un eventuale ricorso (allo stato, comunque, del tutto aleatorio) potrà essere inoltrato dalla parte interessata solo dopo l’aggiudicazione definitiva, ancora non ratificata dal Comune di Viterbo.
Laddove ciò si verificasse ci sarebbero due opzioni. Procedere in ogni caso all’esecuzione dei lavori, con affido dell’appalto alla ditta prescelta, anche se sotto la spada di Damocle di un risarcimento in caso di accoglimento del ricorso. Ovvero rifare da capo la gara d’appalto, con ulteriore allungamento di tempi già spaventosamente biblici.
L’assessore comunale ai lavori pubblici Antonio Fracassini - che ha contribuito e non poco a rendere tutto più complicato in virtù di un atteggiamento inerte e dilatorio, restando sordo alle innumerevoli richieste di chiarimento e spargendo a piene mani un trito ottimismo di maniera - continua a sfogliare la margherita con fare pilatesco.
L’assessore ha dichiarato infatti che “La commissione non ha comunicato il nome del vincitore, però credo che un ricorso potrebbe esserci. I fondi? Tutto a posto: i 3 milioni di euro sono disponibili. Per non perderli l’affidamento dovrà esserci entro ottobre”. In realtà non sembra che le cose stiano proprio in questi termini. La scadenza ufficiale è (e resta), salvo prova contraria, quella del mese di giugno.
E allora, cosa aspetta Fracassini per far partire i lavori? Visto e considerato che il ricorso della ditta perdente non potrà comunque partire che dopo l’assegnazione definitiva dell’appalto?
In caso contrario il finanziamento regionale “ad hoc” potrebbe andare perso. Per essere dirottato da Viterbo a Frosinone. Dove la squadra sta per giocare i play-off per la B.
Tutto questo caos è scaturito dai tempi biblici fatti inopinatamente trascorrere, quanto meno per colpevole trascuratezza, dalla concessione dello specifico finanziamento regionale (che risale all’estate 2004) alla pubblicazione del bando (datato 28 giugno 2005) fino alla attuale mancata aggiudicazione dell’appalto. Tutte cose dette e ripetute in numerose lettere inviate ai giornali locali.
Questo dunque lo stato dell’arte, nella sua crudezza.
Nel caso in cui le cose dovessero andare a finire male partirà, come è ovvio che sia, la ricerca delle responsabilità.
A chi attribuire la colpa se il prezioso finanziamento andrà perso? E se la ristrutturazione del Rocchi resterà nel libro dei sogni? Privando la città e il suo territorio di un’occasione irripetibile? Un'occasione, parole testuali del sindaco Gabbianelli, attesa da più di trent’anni?
Sergio Mutolo
|