Riceviamo e pubblichiamo
- Di recente abbiamo pubblicato su questa testata alcune riflessioni sul fatto che la lezione del fallimento della Viterbese di Greco e Capucci non è servita a niente e a nessuno.
Era stato sollecitato il doveroso intervento della società, delle istituzioni e del contesto. Gli eventi intercorsi nel frattempo non sono che la triste conferma di tale assunto.
LA SOCIETA’
La società (nonostante la folta e significativa rappresentanza di soci viterbesi, ancorché di minoranza) e il collegio sindacale (obbligato a muoversi dalle norme del codice civile) hanno fatto scivolar via senza colpo ferire la scadenza del 16 maggio.
Dall’assemblea della AS Viterbese calcio non è uscita, salvo prova contraria, alcuna importante e vitale novità. Sarebbe stato logico attendersi determinazioni incisive, che sono invece del tutto venute meno.
A dir poco deludente l’atteggiamento dei soci viterbesi, tutti personaggi di alto profilo. Da una rappresentanza così qualificata si sarebbe attesa una difesa a oltranza dei colori gialloblù, di cui non è pervenuta notizia alcuna.
L’assenza di un comunicato stampa - doveroso al termine di un evento di tale rilievo per il futuro della Viterbese calcio - è, infine, la prova provata del disinteresse verso i diritti della città (che pure ha investito grandi energie nel lodo Petrucci per consentire il mantenimento della categoria professionistica) e dei tifosi giallobù. Entrambi fin troppo vilipesi da vicende tornate di attualità.
Ribadiamo, se ancora ce ne fosse bisogno, che non si può continuare a giocare con il fuoco. Il fallimento travolgerebbe tutti. Ivi compresi quanti non sono intervenuti per tempo pur avendone l’obbligo legale.
Le recenti inchieste di molte procure italiane, e i loro effetti dirompenti, dimostrano che la resa dei conti in certi casi è da considerarsi un fatto scontato.
LE ISTITUZIONI
In questo periodo e in quasi tutte le latitudini d’Italia le istituzioni sono impegnate a maneggiare le tante patate bollenti che il calcio propina, con regolarità svizzera, a ogni fine stagione. A Viterbo, viceversa, si mostrano abuliche. Se non indifferenti.
Salvo un incontro tra il sindaco Gabbianelli e il presidente Pecorelli, reso noto dalla stampa alcuni giorni fa e sul contenuto del quale non è stato diramato alcun comunicato stampa, non si hanno notizie di interventi degni di nota a sostegno e a salvaguardia delle maglie gialloblù.
Le cronache sono invece invase dai peana indirizzati ora a questo ora all’altro esponente politico locale per magnificarne i successi nell’agone politico nazionale. E’ un dato di fatto che il peso specifico della rappresentanza parlamentare della Tuscia è rilevante e che una simile circostanza non si era mai verificata in passato. E’ giusto che la città gongoli, anche se prima di avere la prova provata di un’effettiva ricaduta sul territorio di questi successi, peraltro personali, ci vorranno anni. Visti i tempi lunghi che connotano le decisioni politiche dalle parti di Roma.
Accade invece che molte questioni di ordinaria amministrazione locale siano lasciate languire. E’ stato detto che si definisce buon amministratore non chi è abile a esercitarsi in voli più o meno pindarici, ma piuttosto chi si dimostra capace di riparare le buche.
Non è dunque un dato casuale la numerosità crescente delle lettere di protesta inviate dai cittadini comuni per denunciare inadempienze nella gestione minimale della cosa pubblica. Quella che fa la vera differenza tra una città e un’altra, perché esprime il rispetto dei doveri propri di chi amministra e dei diritti di chi è amministrato.
Una menzione speciale spetta, sotto questo profilo, all’assessore ai lavori pubblici Fracassini. Per mesi è stato sordo a ogni richiesta di chiarimenti sui lavori di ristrutturazione del Rocchi. Evidentemente si aspettava che tutto si esaurisse per sfinimento. Apprendiamo invece ora che i 3milioni di euro stanziati dalla Regione per il Rocchi potrebbero finire a Frosinone. Ciò a causa dell’ingiustificata inerzia dimostrata dalla burocrazia comunale nella gestione di questa pratica. Il danno e la beffa, per la città di Viterbo, sarebbero enormi. E intollerabili.
IL CONTESTO
I tifosi, la stampa e i cittadini comuni - scottati dalla vicenda Greco-Capucci mai finora chiarita e per risolvere la quale è servito un enorme impegno economico legato al lodo Petrucci e che andrà irrimediabilmente perduto in caso di fallimento avrebbero dovuto sentire l’obbligo civile e morale di pressare a tutto campo. Di tenere alta l’attenzione sulle vicende gialloblù.
Salvo rare e meritorie eccezioni ciò non si è affatto verificato. Ha prevalso un’apatia cronica che nessun evento riesce a smuovere. E che rappresenta il naturale contrappasso dell’abulia del mondo politico.
Mentre molte altre città - ultima, in ordine di tempo, Benevento che ha fatto intervenire la trasmissione “Striscia la notizia” per portare all’attenzione nazionale lo scandaloso esito della partita giocata a Crotone nei play off del 2004 - si battono come leoni a difesa dei propri colori, a Viterbo non si muove una foglia.
E pensare che il simbolo della nostra città è proprio il leone.
Sergio Mutolo