Senza Filtro -In questi giorni a Corchiano è accaduto qualcosa di importante. Mi riferisco alle primarie aperte in vista delle elezioni comunali. Bengasi Battisti ne è uscito vincitore, cosa della quale sono felice perché Bengasi è un amico e soprattutto una persona dotata di intelligenza e sensibilità fuori dal comune, colgo quindi l’occasione per congratularmi con lui.
A prescindere però dalle mie personali simpatie per Bengasi, le congratulazioni più politicamente motivate le devo rivolgere ai corchianesi. Con queste primarie, infatti, si è posta in essere un’esperienza di partecipazione popolare a livello paesano che, per quanto ne so io, non si era mai vista prima.
Non esagero se vi dico che sono sconcertato al pensiero che un’idea tanto semplice sia venuta fuori solo ora, che non sia già da anni prassi abituale e consolidata.
Possibile che così spesso le aspirazioni e gli interessi collettivi vengano compromessi dai tira e molla di potentati piccoli piccoli, di segreteriette egoiste e litigiose?
Sono consigliere provinciale da un anno appena, ma sono già stanco di vedere come si fa presto a “disunire” l’Unione. Sono stanco e arrabbiato nel constatare che ogni dieci persone serie, bastano tre cretini, o opportunisti, che giocano a fare il cardinale Richelieu, per mandare a monte tutto.
Chi non sa fare niente insegna, dice un detto... io mi permetterei di correggerlo, troppo spesso chi non sa fare niente non ha che da darsi alla “politichetta” di paese, che concede agli insicuri un’alibi, ai vanitosi una maschera, ai furbi una maniera di accumulare privilegi e vantaggi personali.
Intanto nella nostra terra accade di tutto: mafiosi da film che “infilano” rifiuti tossici nelle cave; fabbriche, privati e persino Comuni che scaricano letteralmente “merda” e veleni nei nostri fiumi. Beviamo l’arsenico di cui è satura la nostra terra e non sappiamo fare di meglio che derogare ad un futuro imprecisato la risoluzione del problema.
La Capitale sta “divorando” il sud della Tuscia, con tutti i mali che ciò comporta, ma intanto i pendolari con Roma arrivano ad impiegare quattro ore tra andata e ritorno … queste che cito sono solo alcune questioni, tanto per rendere un’idea, ma il punto è un altro.
Mentre accade tutto ciò, e purtroppo molto di più, “noi”, con le elezioni alle porte che facciamo? Ci riuniamo a porte chiuse e ci mettiamo a fare incontri di coalizione, che molto spesso sono una specie di parodia di Yalta, dove ci si divide il mondo, ci si stringe la mano e si comincia la Guerra Fredda… questo è nel migliore dei casi, sennò ci si spacca favorendo in maniera diretta il centrodestra.
A Fabrica di Roma, come altrove, è avvenuto esattamente questo, il centro-sinistra corre frammentato e le colpe non sono da imputarsi ad una parte sola, tant'è che tranne Rifondazione Comunista, nessuno altro ha accolto l'idea di rimettere agli elettori dell'Unione, la scelta del candidato a Sindaco attraverso le primarie...
Questo prevalere dei particolarismi sull’interesse generale non è un anomalia del viterbese, ma è un costume tipico della politica di paese o di quartiere, per questa ragione mi pare evidente che se vogliamo fare davvero l’Unione, dobbiamo farla “dal basso”, cedendo sovranità.
Le primarie aperte devono diventare un prassi ineludibile per i partiti dell’Unione. I piccoli Richelieu di paese, devono imparare a sudarseli i consensi… o a farsi da parte, per il bene della coalizione e delle comunità cui appartengono.
Stavolta è andata come è andata, cioè come sempre, ma allo stesso tempo è arrivata anche l’ora di cambiare davvero registro. Alle comunali che si terranno in futuro non dobbiamo arrivare affidandoci al buon senso, che troppo spesso manca, ma ad un metodo sicuro e democratico, che non esclude il ruolo attivo dei partiti, ma include quello di tutti gli altri.
Alle prossime amministrative dobbiamo giungere mettendo in atto ovunque un meccanismo di primarie.
Io vorrei sentire parole di impegno in tal senso dai segretari provinciali del Centrosinistra, o in caso contrario, vorrei sapere da loro se e come intendono superare i particolarismi che ben conosciamo.
Riccardo Fortuna.