- Mercoledì 10 maggio, presso la facoltà di Beni culturali dell’Università della Tuscia, Angela Baldoni ha brillantemente discusso la sua tesi di laurea in archeologia industriale (relatrice Enrica Torelli Landini, correlatrice Elisabetta Cristallini) dal titolo “Valorizzazione del patrimonio archeologico industriale della Valle dell’Arcionello”.
Quella di Angela Baldoni è la seconda tesi di laurea dedicata all’Arcionello giunta a discussione in poco più di un anno, pubblichiamo un intervento dell'autrice.
Scrivere la tesi sull’Arcionello in questi anni scottanti ha implicato un coinvolgimento personale non indifferente, nonostante le mie mancate origini viterbesi. Esaminare l’area dell’Arcionello mi ha permesso di tracciare le linee generali della prima economia viterbese, la produzione agricola, la produzione della canapa e del lino, l’attività della cartiera Discepoli e le prime attività estrattive del peperino fino alla produzione industriale della cava Anselmi.
A un primo inquadramento geologico-strutturale delle complessità del territorio viterbese, è seguito un attento esame del territorio dell’Arcionello, soprattutto sul forte indice di naturalità della forra e sull’importanza del torrente Urcionio per la città di Viterbo.
Ripercorrendo le origini storiche e i toponimi dell’area in esame, sono stati ricostruiti gli aspetti socio-economici, con uno sguardo in particolare alle principali risorse dell’Arcionello, le risorse agricole e minerarie. A questo proposito è stato largamente affrontato il discorso sull’industria del peperino viterbese, l’importanza che riveste questa pietra nell’ambientazione cittadina e il caso industriale della ditta Anselmi & Figli con le relative proposte di recupero.
Altro polo industriale attivo all’Arcionello fin dal Seicento è quello della cartiera Discepoli, esaminata in correlazione con le altre realtà a livello nazionale e regionale della produzione e del commercio della carta.
Dopo aver analizzato gli atti notarili dal ‘600 in poi, raccolti nell’Archivio di Stato di Viterbo, molte notizie utili sono emerse in merito alla Cartiera, ai suoi proprietari e al suo inventario accresciuto di anno in anno. L’Arcionello, prima di essere ricordato come zona degradata, è bene restituirlo alla memoria come “paesaggio culturale”, rammentare l’antica ricchezza ortiva della valle, le ancora vive testimonianze della passata civiltà industriale, affinché questa terra desolata, frutto di un’apocalittica rivoluzione postindustriale, che ha lasciato il nulla dietro di sé, non venga sepolta del tutto.
Al termine di questo mio lavoro ho evidenziato quelle che sono le ragioni prioritarie per una corretta gestione del territorio di nostro interesse. Una delle prime prerogative da tenere in conto è quella del paesaggio, inteso sia in senso naturalistico-ambientale sia culturale. Questo lavoro, di fatto, non ha soltanto la forza di incentivare un recupero archeologico-industriale della cava Anselmi e della cartiera Discepoli, i due esempi più importanti della passata civiltà industriale dell’Arcionello, ma soprattutto quella di valorizzare l’intero patrimonio paesaggistico con i suoi intrecci storico-culturali e con le sue incisive qualità ambientali. Tutto ciò che si respira all’Arcionello è “paesaggio culturale” e come tale contribuisce con la sua peculiarità, a contraddistinguere l’identità locale e regionale; si fa riflesso della storia e dell’interazione tra l’uomo e la natura.
In quest’ottica, il paesaggio non è solo un ambiente geografico e naturale ma anche un ambiente storico e umano: un territorio composito e stratificato nel tempo che si pone come universo linguistico, identità di luoghi e patrimonio d’immagini artistiche.
È l’uomo, dunque, che deve percepire il significato della storia, rinverdire la memoria del passato, senza la quale, non si può costruire il futuro.
Ultima finalità di questo mio lavoro è, quindi, quella di valorizzare tutto l’Arcionello, attraverso lo studio diretto delle fonti e l’immaginazione dei viterbesi, colpiti da un risveglio di coscienza ambientalista; porre le basi per un’effettiva attuazione della proposta e far rinascere questo angolo di terra nelle vesti di un parco per Viterbo.
Angela Baldoni