Riceviamo e pubblichiamo
- Le intercettazioni che hanno fatto tornare alla ribalta il fallimento dell’US Viterbese calcio ’90 sono la prova provata che, nella vita, i nodi vengono sempre al pettine. Ciò è motivo di orgoglio per chi non si è mai arreso all’ingiustizia commessa. E ha continuato a battersi affinché le verità nascoste venissero in superficie.
I rapporti tra l’onnipresente Gea (nelle persone del minaccioso Zagaglia e del mellifluo Moggi), il vicepresidente federale Mazzini (che si è dimesso dall’incarico) e l’avvocato della Figc Gallavotti (che ai tempi del lodo Petrucci contrastò con inusitata durezza l’iscrizione del neonato Viterbo calcio alla serie C2) sono fin troppo chiari nella loro evidenza.
Perché le parole, fino a prova contraria, hanno un senso e una logica. Sempre. E rappresentano il presupposto dei fatti che ad esse conseguono.
Il quadro offerto dalle intercettazioni disegna la durissima battaglia combattuta, in nome e per conto della città di Viterbo, dal sindaco Giancarlo Gabbianelli. Quali poteri forti abbia dovuto contrastare per salvare le maglie gialloblù. Fino a mettere in campo la propria incolumità personale allo scopo di incassare una vittoria che festeggiò, gioiosamente e insieme ai suoi concittadini, in quella calda estate del 2004.
La scoperta della malmostosa zavorra di marcio che fece affondare la Viterbese stellare di Capucci e disperse il patrimonio di giocatori su cui quella squadra poteva contare, deve fornirci un nuovo slancio per affrontare le nuove battaglie che si delineano all’orizzonte.
Il fatto di essere stati precipitati agli inferi, senza colpa alcuna, autorizza a una discesa in campo senza se e senza ma.
Le ricadute positive che potrebbero derivare dalle numerose inchieste in corso - in termini di dovuto risarcimento federale - a una città scippata delle sue maglie, e dunque alla AS Viterbese calcio nata da quel magheggio, devono rappresentare la spinta per combattere e vincere la battaglia che oggi più ci preme.
Abbiamo letto che il sindaco Gabbianelli è molto deluso da questo calcio. E che da esso ha deciso di allontanarsi. Se pure possiamo condividerne l’amarezza, vediamo tuttavia il suo spirito indomito trapelare dalle parole di allora come da quelle di oggi.
Per salvarsi, il vecchio e stanco Leone gialloblù ha bisogno ancora una volta del suo aiuto.
E’ necessario che la società si iscriva al prossimo campionato, che potrebbe essere segnato dalle profonde trasformazioni che l’inchiesta “piedi puliti” sarà capace di realizzare. Le tante dimissioni di queste ore sono l’anteprima di un ricambio, ai vertici federali, che sarà probabilmente massiccio. E che, ci auguriamo, travolga anche l’ineffabile ragionier Macalli che tanto male ha fatto a Viterbo e alla Viterbese.
Mai come oggi è dunque fondamentale che il sindaco Gabbianelli scenda in campo. Per salvare ancora una volta il Leone. Per issare di nuovo la bandiera gialloblù sul pennone da cui si cerca continuamente di strapparla. Ieri con l’inganno. Oggi con una gestione assai discutibile sotto vari profili.
Crediamo che così sarà. Confidiamo sul rappresentante delle istituzioni. Ma, soprattutto, sull’uomo.
Sergio Mutolo