- In merito al dibattito sul servizio idrico integrato nel viterbese e alla manifestazione di preoccupazioni che la cosiddetta Delega all'Ambiente ha suscitato, ritengo che, seppur tali preoccupazioni siano condivise, le innovazioni che il governo ha apportato in materia innescano elementi ancora più preoccupanti per ciò che attiene il tema dei rifiuti. Poiché se la gestione dell’acqua a parer mio non rappresenta nel Viterbese una vera emergenza, la gestione dei rifiuti lo sta diventando ormai a tutti gli effetti.
Ma restando sul tema del servizio idrico, dove a distanza di più di dieci anni dall’emanazione della legge 36/94 (Galli), oggi abbiamo una chiara visione di come questa legge abbia dato dei risultati negativi in gran parte del territorio nazionale: sia in termini di qualità del servizio erogato e sia per il crescente costo da parte dei cittadini.
Basta osservare il vicino Ato di Terni, dove è previsto per il 2006 un ulteriore aumento della tariffa del 15% e che segue gli aumenti degli scorsi anni; oppure l’Ato di Latina dove proprio sabato scorso sono scesi in piazza i cittadini per protestare contro l’inefficienza e gli alti costi del servizio idrico gestito così come previsto dalla legge Galli.
L’Ato di Viterbo, pur con i suoi ritardi nell’applicazione della legge, vanta oggi una peculiarità rappresentata dalla scelta dell’affidamento “in house”. Ciò ha rappresentato un grande traguardo, tanto da suscitare interesse ed attenzione da diversi punti di osservazione politico-istituzionale anche in ambito nazionale, poiché si è mantenuto in mano pubblica la gestione di un servizio di estrema importanza per la vita quotidiana dei cittadini e delle attività economiche.
L’aver abbandonato la logica privatistica, incentrata sul profitto, consente oggi di poter ragionare sulle effettive esigenze del nostro territorio in merito alla gestione dell’acqua. Esigenze che ritengo vadano affrontate uscendo dalla logica dei piani d’ambito trentennali, dal metodo normalizzato per la determinazione della tariffa, da opere “faraoniche” per le quali non esistono le effettive esigenze, perché oggi, nella provincia di Viterbo, complessivamente il rapporto tra qualità e costo del servizio idrico erogato ha un livello più che soddisfacente.
Le vere emergenze e le vere priorità sono dettate dal problema della depurazione in base alla normativa europea che prevede addirittura sin dallo scorso 31 dicembre l’obbligo della depurazione delle acque, dal rientro nei parametri fissati dall’UE di arsenico, selenio e vanadio nell’acqua potabile, dall’”incorporazione” delle società pubbliche operanti nel territorio (Robur, Siit e Cobalb) nella Talete entro il 31 dicembre prossimo così come previsto dalla legge, dalle difficoltà gestionali esistenti nel territorio, dall’adeguamento giuridico-legale della Telete, la società pubblica degli enti locali viterbesi a cui affidare la gestione del servizio idrico integrato.
Problematiche che vanno affrontate tenendo ben ferma la logica della stabilità delle tariffe applicate dalle attuali gestioni, tenendo indenni i cittadini ed i Comuni da ulteriori costi che di questi tempi non sarebbero sopportati.
Ritengo che questi siano principalmente gli argomenti sui quali si debba dibattere al fine di avviare l’operatività della Telete, che sicuramente richiederà gradualità e forte senso di responsabilità.
Sì, soprattutto forte senso di responsabilità nei confronti dei cittadini che amministriamo, perché ritengo che qualsiasi sindaco, aldilà della propria appartenenza politica, non possa firmare una convenzione di gestione con la Talete sia per le sue attuali fragilità giuridiche, rischiando conseguenze legali non indifferenti, e sia soprattutto sulla base di un piano d’ambito “rimodulato” dalla stessa Talete che a mio giudizio è ancora peggiore del precedente, che tra l’altro andava in gara.
Purtroppo il lavoro svolto dalla società Sogesid SpA su incarico della Talete, con tutto il rispetto nei confronti della società, ha elaborato un piano di cui oggi conosciamo soltanto una bozza di sintesi, fatto con dati poco attendibili, ricco di incertezze, privo di una base progettuale e che vanifica ogni sforzo di analisi, e soprattutto, riutillizzando il metodo normalizzato per la determinazione della tariffa (nonostante gli investimenti previsti fossero inferiori di quasi 100 milioni di Euro rispetto al precedente piano), ha una tariffa iniziale di 1,08 Euro al metro cubo, rispetto al precedente di 0,89 Euro.
Una tariffa quindi uguale per tutti, anche per i cittadini di quei Comuni in cui in passato si sono fatti investimenti e che oggi applicano una tariffa notevolmente più bassa ed il servizio erogato è efficiente.
Suscita inquietudine che il lavoro di rimodulazione sia avvenuto senza richiedere una stretta collaborazione tecnica della segreteria tecnica operativa che, oltre a costare più di 500 mila euro l’anno ai Comuni e alla Provincia, ha ormai un know how indispensabile per il futuro di questo processo e che avrebbe dato un supporto importante per la ridefinizione del piano d’ambito.
La Talete non può continuare ad agire in autonomia così come ha fatto per la rimodulazione del piano d’ambito: ecco dunque anche l’esigenza della definizione del “controllo analogo”.
Sin dai primi mesi dell’estate scorsa la consulta d’ambito si era espressa proprio nei confronti della Talete richiedendo, in merito alla rimodulazione del piano, uno stralcio relativo alle emergenze sopra descritte, poiché era su quello stralcio, con un percorso graduale di presa in gestione del servizio nelle realtà più opportune, che la Talete avrebbe trovato la sua strada effettiva di operatività.
Invece finora si è agito cercando di arrivare alla firma della convenzione di gestione sulla base di un piano d’ambito che, è così palese, inevitabilmente porterebbe a creare sconquassi sul nostro territorio, difficili poi da risanare, e che sfido qualsiasi sindaco oggi a firmarla.
Non è con la teoria dei sistemi matematici che si programma la gestione futura dell’acqua. Questa non è certo la strada per attuare una seria, e ripeto, responsabile politica per la gestione del servizio idrico integrato nel viterbese e ne tanto meno un metodo per far emergere quelle peculiarità della gestione pubblica che dobbiamo in ogni modo difendere e far evolvere mantenendo fermi i principi di economicità, efficienza ed efficacia a cui un amministratore pubblico deve sempre attenersi.
Mirco Luzi
Sindaco di Castiglione in Teverina - Consulta d’Ambito