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Il dolore del padre Ezio (Copyright Tusciaweb) |
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La bara portata a spalla dagli amici (Copyright Tusciaweb) |
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La chiesa stracolma di amici e parenti (Copyright Tusciaweb) |
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La bara di Marco (Copyright Tusciaweb) |
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Lo strazio dei parenti (Copyright Tusciaweb) |
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- La bara con Marco esce dalla chiesa di San Francesco.
Subito dopo la madre Elena con la nonna, il fratello. Poi il padre Ezio sulla sedia a rotelle. Distrutti. Dietro al loro figlio, trasportato a spalla dai suoi amici. Vicini al feretro, quasi a non volerlo lasciare andare via. Piangono. Si disperano.
E’ difficile capire il dolore di una madre per la perdita di un figlio. Lo aveva detto anche il parroco don Agostino durante la messa. Lo è davvero.
Una vita stroncata a soli ventitré anni, un ragazzo che ha potuto solo immaginare il suo futuro da avvocato. Una famiglia a pezzi, messa a dura prova per la seconda volta da un destino barbaro, che li ha privati di un altro figlio. Impossibile capire quanto sia grande la sofferenza in queste persone, se tra i tanti in chiesa, anche chi solo conosceva Marco di vista, ha un groppo alla gola e non riesce a trattenere le lacrime.
La chiesa di San Francesco oggi quasi non riusciva a contenere tutti gli amici di Marco, i colleghi di lavoro dei genitori e le tante persone che semplicemente hanno voluto dimostrare la loro vicinanza. Oltre mille persone hanno partecipato al funerale.
Ad esprimere il dolore di tutta la città, il sindaco Giancarlo Gabbianelli.
Tanti i ragazzi che si fanno coraggio a vicenda, si abbracciano, gli occhi rossi.
In molti nascondono quasi con pudore la loro sofferenza dietro un paio d’occhiali scuri.
Di fronte al feretro i familiari, con la madre che scoppia in lacrime, dopo che uno degli amici di Marco ha letto, voce rotta dall’emozione, un saluto a nome di tutti.
“Sei riuscito ancora una volta ad attirare l’attenzione su di te. Come sempre. Ed a riunire tutti gli amici. Ricorderemo sempre la tua voce squillante, il tuo sorriso, tutti i momenti belli e quelli meno belli trascorsi insieme, anche quando c’erano dei problemi. Le serate al vicolo, quelle fuori di casa passate ad aspettarti mentre ti preparavi o quelle sui libri di diritto e le serie d’addominali. Ci hai messo a dura prova, questo è un momento difficile da superare. Pensando a quanto amavi la vita, a te che sognavi il tuo lavoro, la laurea ed un futuro da avvocato. Ci mancherai. I tuoi amici”.
Un applauso rompe il silenzio della chiesa.
“E’ un momento difficile per la madre Elena, il padre Ezio, il fratello Massimo e la nonna Maria. ha detto don Agostino - una tragedia. Viene in mente il grido di dolore di Gesù in croce: "Padre, perché mi hai abbandonato?" Una duplice tragedia che tocca non solo l’animo, ma anche il fisico. Lo capisco, se il dolore di una madre si può capire”.
Fuori dalla chiesa, tanti fiori, corone da chi ha voluto dare un ultimo saluto a Marco. Gli amici, da quelli dell’Ellera al bar sotto casa, i professori e della città di Viterbo.
Poco prima che la funzione terminasse, un familiare, ringraziando tutti per la presenza, ha chiesto di non fare ai genitori le condoglianze.
Troppo forte il dolore di chi sa che sta per accompagnare il proprio figlio verso il suo ultimo viaggio.